Smart sex
Data: 27/11/2017,
Categorie:
Tradimenti
Autore: JoeSex, Fonte: Annunci69
Aprire un file jpg è la cosa più facile del mondo. Ma a volte l’attesa dell’apertura dell’immagine può essere la scintilla per un attacco d’ansia, magari anche positivo e piacevole. Oppure no, nel momento in cui scopri che la persona che ti ha inviato le foto si è sempre sopravalutata.
Non era il caso di Elena. L’idea di vivere nella stesa città o poco vicino era il motore del nostro incessante contatto, diretto, indiretto, inconsueto, travolgente e rapido. Molto rapido. Sembrava che le sensazioni, peraltro comuni, viaggiassero assieme, sedute in un autobus, una vicina all’altra. E la fermata sarebbe stata le stessa. Fermata piacere e positività. Nella vita a volte capita di imbattersi in situazioni più o meno lunghe, che rischiano di divenire eterne, e noi tutti rischiamo di finirci dentro, ingabbiati con gli occhi chiusi, e con le porte sbarrate.
Quando vidi il suo sorriso, i suoi occhi chiari, il colore ambrato della sua pelle, riuscivo a percepirne il profumo, e sentivo quasi il suo respiro vorticoso, incedere verso il mio, poggiarsi dolcemente sul mio collo. Avrei aspettato un morso per tutta la vita, e probabilmente era quello che avrebbe fatto, se ce ne fosse stata l’occasione.
Salvai i tre file nella mia cartelle privata. Ogni minuto ci tornavo sopra, e studiavo i dettagli del viso, immaginavo il suo corpo sinuoso e leggero. Altre scene mi si presentavano prepotenti agli occhi ma preferii attendere di sentirla di nuovo via messaggio.
In uno di questi ...
... mi aveva scritto che aveva una voglia matta di toccarsi, che la sua mano sarebbe stata incontrollabile se io fossi andato avanti a provocarla.
Infatti è quello che feci. Sentivo che non potevo fare altro, al momento, che le mie parole sarebbero state fettine di burro caldo sulla sua pelle, ne avvertivo la sostanza morbida e grassa, scivolarle sul basso ventre. In quella zona ero certo che avrei scoperto il mio tesoro, un’incantevole dono di bontà e lussuria.
Mi chiese di raggiungerla in ufficio; erano due o tre giorni che ci conoscevamo, ed Elena aveva voglia di me. Incredibilmente ne avevo anch’io. L’avrei presa senza parole, avrei toccato la sua bocca con le dita, massaggiandole dopo la schiena con la mano, in una posa “gitana”.
Le dissi che non era possibile, che eravamo a qualche silometro di distanza e che i rispettivi lavori non ce lo avrebbero permesso. Poi in ufficio non è mai semplice, a meno che non si lavori insieme. Per un attimo mi sono visto suo collega, vicino di stanza, un furtivo ingresso davanti alla sua scrivania con la più banale delle scuse: “Elena, avresti mica il timbro dell’azienda? Il mio non ha più inchiostro, e non trovo il ricambio.” – così avrei esordito –
La soluzione più adatta e logica era quella di continuare a mandarle messaggi e mail, cercando di far convogliare il lusso delle parole all’interno della sua coscienza di “femmina passionale”.
Ero sicuro che Elena fosse una vera femmina, magari ancora un po’ giovane, ma con una ...