1. La strana voglia


    Data: 26/07/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autoerotismo Autore: MASTER84, Fonte: RaccontiMilu

    ... con le lancette fosforescenti. Erano passate da poco le nove e mezza. Ero entrata nella cantina verso le sei e un quarto di quel pomeriggio.Ero sicura che avrei pianto, per lo shock subito poco prima, per lo spavento, per la stanchezza; ma soprattutto avrei pianto per il sollievo di essere tornata viva e vegeta nella mia stanza, senza che il mio segreto fosse stato scoperto, senza subire l'insopportabile umiliazione di farmi liberare da Patrizio o Francesco, come avevo temuto. Promisi a me stessa che con il self bondage avrei chiuso. Per sempre.* * *La luce tornò quasi con indifferenza alle 22.15 in una esplosione candida di neon. Dopo essermi cambiata mi ero distesa sul letto, entrando nel dormiveglia. Quello che avevo appena passato era nulla se messo a confronto con l'orrore di tutti i "se" che da quel momento iniziarono a fiorirmi in testa:"E se mi fossi lasciata prendere dal panico e avessi dato in escandescenze perdendo l'equilibrio, cadendo e ferendomi?""E se la finestra fosse stata troppo stretta per passarci?""E se i ragazzi si fossero riuniti in cucina invece che in camera di Virginia?""E se Francesco non avesse trovato le candele un attimo prima che Patrizio spingesse la porta dietro la quale ero accucciata ancora in vincoli?""E se non fossi riuscita a tagliare le corde con il coccio di vetro?".Avevo sentito parlare di una raffinata tecnica di tortura: consisteva nel legare la vittima ad una sedia, e lasciarle gocciolare dell'acqua sulla sommità del cranio. ...
    ... Potrebbe sembrare una cosa da poco, ma si dice che in realtà questo supplizio sia in grado di condurre alla follia, dopo qualche ora. Quei "se" mi davano una idea piuttosto precisa di ciò che il condannato provava in quel momento. Anche io temevo che l'angoscia che mi procuravano avrebbe potuto farmi perdere la ragione.Mi ripetei più volte che era andato tutto bene, il Cielo aveva voluto che me la cavassi, che forse era stata una sonora lezione che almeno avevo imparato. Mi imposi di non pormi più domande che iniziavano con "e se", ma era come combattere contro il vento.Quella sera non cenai, ben sapendo che la compagnia dei miei amici mi avrebbe aiutato a non pensare, ma senza trovare il coraggio di affrontarli, temendo qualche loro domanda. Mi feci una doccia bollente e mi infilai nel letto benedicendo la confortante serenità delle lenzuola fresche.Non riuscii a prendere sonno: oltre alla selva di "se" c'era il pensiero fisso della cantina, ridotta ad un mosaico di indizi. C'era una pozzanghera di vino e vetri, c'erano spezzoni di corda tranciata malamente, c'era la pallottolina di nastro adesivo argentato, e infine, come una dichiarazione di colpevolezza, c'erano le mie scarpette da tennis zuppe di vino. Attesi che tutti andassero a dormire, poi lottando contro la paura di scendere durante la notte da sola giù nella cantina (una paura irrazionale, infantile, che persisteva nonostante avessi da poco provato paure ben più concrete, laggiù), mi avviai. Adesso che la luce c'era, era ...