1. Melanie


    Data: 01/08/2020, Categorie: Etero Autore: mudcrawler6, Fonte: Annunci69

    ... prendo qualcosa da bere. Mi serve un disco particolare da mettere, qualcosa di sexy ma non troppo esplicito, accomodante ma con un qualcosa fuori posto. Ringrazio per l’esistenza dei Depeche Mode, “Some great reward” è la risposta che cercavo. Lei apprezza e io esulto dentro di me.
    
    Riprendiamo a parlare, si torna presto in territori hard e dopo qualche minuto mi azzardo ad allungare la mano sulla sua gamba; Melanie si irrigidisce e mi guarda con uno sguardo tra il triste e il supplichevole, io continuo a non capire. Mi dice che forse è meglio che torni a casa, io non voglio dargliela vinta e insisto, lei mi guarda e mi chiede “E cosa vorresti farmi?”. Sento il mio cervello fare crack. La sua espressione è cambiata, leggo una sfida nei suoi occhi e nel mezzo sorriso accennato; inizio a rispondere scherzoso e soft, mi accorgo che la sto perdendo e allora mi indurisco (verbalmente, s’intende), lei si agita sul posto, fa per alzarsi e io la prendo per un polso, si gira e mi infila la lingua in bocca. Mi riprendo dalla sorpresa e ricambio, creando un mulinello linguistico di cui Gene Simmons sarebbe fiero. Mi infilo sotto la sua camicietta, lei si stacca di colpo e cerca di nuovo di alzarsi, questa volta con successo. Mi alzo anch’io e le chiedo esplicitamente cosa non vada bene, risponde a mezze parole, non capisco quasi nulla, a questo punto ripenso all’idea di prima e chiedo conferma: “È un gioco? Ti piace che forzi la mano? Mi va bene giocare ma devi dirmelo se no ho paura ...
    ... di fare cazzate.”. Melanie resta in silenzio, di nuovo quello sguardo di vergogna e tristezza, giocherella con un anello e lascia che un ‘sì’ le esca tra i denti, percepibile solo per il sibilo della s. L’idea ora ha una forma: le piace sentirsi voluta con forza, le piace giocare ad essere costretta. Va bene, giochiamo.
    
    La prendo per i fianchi e la porto di nuovo con decisione sul divano. Sto per rimettere la bocca sulla sua quando mi dice “Desaparecido”; desaparecido a chi, ci sarai tu. Non colgo, lei capisce: “Per finire il gioco”. Ha una safeword pronta, conosce bene il gioco.
    
    “Te la ricordi?”
    
    È il primo dei Litfiba e la tua gonna colorata mi ha fatto pensare a “Tziganata” quando eravamo ancora al locale, certo che me la ricordo. Riassumo tutto in un “Sì.” e le tappo la bocca, intanto con la mia bocca. Nel frattempo con la mano ritorno sotto la camicetta e le afferro con decisione un seno, provocando un mugugno sommesso che mi fa capire il suo apprezzamento. Mi sposto allora con le dita e inizio a stringere piano il capezzolo ma è quando aumento la stretta che i suoi versi si fanno decisamente più forti. Allora mi stacco dalla sua bocca, le apro la camicetta cercando di non far saltare i bottoni (sotto sotto sono un gentleman, che ci volete fare), tiro su il reggiseno e mi avvento direttamente coi denti su un davanzale niente male. Nel frattempo una mano è risalita sotto la sua gonna con l’intenzione di massaggiarla sopra le mutandine, arrivo a destinazione e per ...