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Una storia di altri tempi - 2
Data: 10/09/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad
... me…” E finalmente, dopo altre insistenze, don Gervasio si alzò e cominciò a spogliarsi; una volta nudo, corse anche lui al fiume, coprendosi l’inguine con le mani a coppa, e si gettò in acqua. La frescura liquida era piacevolissima sulla loro pelle accaldata, tanto più che si infilava nelle pieghe più recondite del loro corpo, mulinando intorno allo scroto e scivolando nello spacco del culo. I due presero a giocare, schizzandosi l’acqua a piene mani e fingendo scene di lotta che erano più che altro pretesto di abbracci. Erano stanchi e ansimanti, quando uscirono dal fiume come due primordiali creature silvane: perle d’acqua erano incastonate fra i capelli scompigliati, nella barba, nel ciuffo aggrovigliato del pube: perle d’acqua, che brillavano al sole come piccoli diamanti. Poi don Gervasio fece per rivestirsi, ma Antonello gli tolse i panni di mano e lo fece nuovamente distendere sul prato. Era la prima volta che lo vedeva nudo alla luce del sole ed era stupito e ammirato per la bellezza del suo corpo. Sfiorò i capezzoli, che punteggiavano due pettorali dalle linee morbide, e sorrise al brivido che percorse don Gervasio. Poi si chinò e li stuzzicò con la lingua, mordicchiandoli leggermente. Antonello non era mai stato con nessuno, prima di don Gervasio, nessuno gli aveva insegnato quelle cose, gli venivano da sé, spontanee, come un misterioso istinto della natura. Ma neanche il barone le conosceva: per lui il sesso era consistito fino ad allora nel ...
... manipolare l’uccello fino alla liberazione dell’orgasmo. Ora stava scoprendo nuove sensazioni, che nulla avevano a che fare con il suo cazzo, eppure glielo facevano vibrare straordinariamente. Antonello intanto proseguiva la sua esplorazione: inebriato dall’aroma sensuale che quel corpo emanava, baciò l’ombelico profondo, poi si avvicinò all’inguine, immerse il volto nel soffice ciuffo castano inalandone l’afrore quasi animalesco e infine gli prese in mano l’uccello, ancora stranamente molle. Sapeva l’effetto che faceva stringerlo in mano, ma ora era diverso: gli diede un senso di tenerezza a vederlo così molle, inerme, inoffensivo. Senza pensarci, ci poggiò sopra le labbra e lo baciò. E quando, rispondendo al richiamo, l’organo cominciò a prender vita e turgore, Antonello sorrise e lo prese in bocca. “Cosa fai?”, volle protestare don Gervasio, ma la protesta gli morì sulle labbra per l’incredibile piacere che la bocca e la lingua di Antonello gli stavano facendo provare. Mai avrebbe detto che si potesse desiderare di prendere in bocca l’organo con cui… e mai avrebbe sospettato che fosse così piacevole. Antonello continuava a succhiare e leccare, e lui sperava che non finisse mai. Ma finì e venne nella bocca di Antonello con un orgasmo mai provato prima. Quando finirono gli spasimi e il giovane tornò a distenderglisi accanto, Don Gervasio lo abbracciò. “Dove lo hai imparato?”, gli chiese estasiato. “Da nessuna parte, - rispose Antonello, facendo spallucce – ...