La minestra riscaldata diventa bollente – 2 – condivisione
Data: 13/09/2020,
Categorie:
Tradimenti
Autore: IlBaroneRosso, Fonte: Annunci69
Era diventata una storia normale. Una storia di corna.
Due tradimenti regolari e costanti fanno una storia fissa.
Le scuse con i rispettivi, per ricavarsi una serata o una mezza giornata da passare insieme, a letto, erano tante, di certo non mancava la fantasia, a nessuno dei due.
Per esempio, lui aveva un impegno di lavoro a Livorno.
Che combinazione!
Lei doveva andare proprio in quei giorni in maremma, per un affare immobiliare.
Federica, la compagna di Giorgio non lo sapeva nemmeno che lui avrebbe prolungato il viaggio di lavoro fino a Grosseto: una notte in più, per incontrare la sua ex moglie.
E Lorenzo, il suo compagno, non immaginava nemmeno lontanamente che lei avrebbe dormito a Grosseto nello stesso albergo e nella stessa camera, con il suo ex marito.
Ma anche a Milano, senza bisogno di viaggiare: lui tornava da un suo viaggio di lavoro al giovedì; la sua compagna Federica lo aspettava il venerdì, così aveva una notte e magari una mattinata intera per giocare con la ex moglie.
E lei, finalmente, poteva rievocare le cose che le piacevano di più, in fatto di sesso.
Tutte.
Le vecchie e le nuove specialità di Giorgio.
Sentire le sue dita nel sedere, per esempio.
Oppure la lingua di lui nel suo bagianotto, come lo chiamava sua nonna: ”lavati bene il bagianotto” l’ammoniva sempre quand’era bambina e voleva lavarsi da sola.
Oppure l’amore alla francese, come lo chiamavano una volta, per non dire il sesso anale. Scoparla nel culo, ...
... come diceva Giorgio.
Sempre sboccato.
Con Lorenzo, il suo compagno, neanche a parlarne.
Nemmeno i primi tempi.
Era già tanto se tirava, quel poco che gli tirava, appena appena sufficiente per infilarselo davanti, se era già bagnata di suo, e per sentirlo venire quasi da molle.
E nemmeno quello, da un bel po'.
Figuriamoci se aveva la forza per infilarglielo dietro.
Giorgio invece.
Giorgio non aspettava altro.
Glielo bagnava con la lingua, lo insalivava tutto.
Ci infilava un dito. E spingeva dentro la saliva.
E ancora altra saliva.
E il pollice.
E magari due dita, l’indice e il medio attaccati insieme.
E ancora saliva.
E gli schiaffoni a piene mani, fino a lasciarle i segni delle cinque dita.
E ancora saliva e due dita dentro.
E dai, adesso, voleva dirgli lei.
No, leccami tutto il cazzo, diceva lui, coprilo della tua saliva, così entra meglio.
E allarga le chiappe. Di più.
E due schiaffoni ancora.
Glielo appoggiava sul buco.
Stai ferma, il cazzo deve entrare dentro da solo, le diceva.
Sempre volgare.
E lei aveva così tanta voglia, che quasi lo aspirava, se lo risucchiava dentro.
Cominciavano a pecorina, ma poi lei si sdraiava quasi, e lui sopra, che le scopava il sedere.
Che bello sentirselo dentro.
Duro.
Si faceva strada.
Ogni colpo, entrava di più.
Tornava indietro, come per prendere la rincorsa.
E poi, un colpo forte e le entrava di più, sempre più dentro.
Un po’ di dolore, certo, ...