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Si accettano caramelle dagli sconosciuti - V
Data: 20/09/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Molly B
... in sincronia con la stimolazione del mio punto G. La vibrazione sale ancora. Lo guardo implorando non so bene neanch’io cosa, ma lui non fa una piega. “Lo spegnerò solo quando sarai venuta” sussurra, in modo che solo io possa sentirlo. “Qui, con quell’uomo che ti guarda. E per quanto tu possa cercare di non urlare… oh sappiamo entrambi quanto ti dimeni in preda all’orgasmo.” Non ci credo. Qui? Con la coda dell’occhio tengo sotto controllo l’uomo grasso. Mi rivolge occhiate brevi ma continue. Oddio, non resisto. Mi mordo la lingua pur di non emettere il minimo suono. Mi sento investire da una vampata di calore che di certo mi arrossa il viso. Chiunque, vedendomi, capirebbe che qualcosa non va. O che va fin troppo bene. Mi piego in avanti, premendo contro il tavolo col busto. La mano che vi è appesa ha le nocche bianche, da quanto spasmodicamente ne stringo il bordo. Con l’altra mi aggrappo al bordo della sedia. La vibrazione continua, incessante, martellante, incalzante. Mi sento in un lago di piacere, sono ormai certa di aver bagnato con i miei umori il vestito. Lui ha ormai finito il suo dolce, guardandomi come se fossi il suo spettacolino privato. Beh, in effetti sono il suo spettacolino. Meno privato di quanto vorrei. “Ti prego” riesco a sussurrare, con il piacere che mi rende acuta e malferma la voce. Per tutta risposta la vibrazione aumenta ancora. Ma quanto velocemente può andare questo dannato… benedetto… dannato e benedetto ovetto? Sento i muscoli contrarsi, ...
... spasmodici, per l’arrivo imminente dell’orgasmo. Accavallo le gambe nel disperato tentativo di tenerle ferme, rendendo così ancora più forte le sensazioni. Mi maledico silenziosamente, e vedo un angolo della sua bocca incresparsi. Sorride, consapevole che con il mio gesto ho solo affrettato le cose. L’uomo grasso alle sue spalle ormai ha lo sguardo fisso su di me. La moglie neanche lo nota. “Ascolta il tuo corpo” mi dice con voce melliflua il mio torturatore, riportando la mia attenzione su di sé. “Tu vuoi venire. Tu pretendi di venire” scandisce. “E’ solo la tua mente che si rifiuta di ammetterlo”. Non ho nemmeno il tempo di assorbire le sue parole, che l’orgasmo inevitabile mi esplode dentro. Il mio corpo, teso allo spasmo, si contrae facendomi sussultare sull’elegante sedia del ristorante, sotto lo sguardo gelido del mio accompagnatore e sotto quello stupito dell’uomo grasso. Un mugolio mi sfugge dalla bocca, mentre il piacere non accenna a placarsi. La vibrazione tra le mie gambe continua, lo amplifica, lo rende sempre più acuto. Volto istintivamente la testa di lato, quasi nascondendomi, ma è inutile. Sono in bella mostra. Quando fintamente la vibrazione rallenta, e con essa le scosse di tutto il mio corpo, non mi sembra vero. L’ha… l’ho fatto sul serio? “Come ti senti, gattina? In una sola parola”. Mi ci vuole qualche istante per riuscire a rispondergli, per trovare una risposta nella mia mente completamente svuotata. “Appagata” sussurro infine. “Sei stata perfetta. Finisci il ...