-
Fra sodomizio - 4
Data: 22/10/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad
Era un tiepido pomeriggio di primavera ed era passato ormai più di un anno da quando giunto fortunosamente nel convento di San Virginio, fra Sodomizio aveva preso ad occuparsi del benessere fisico, e di conseguenza spirituale, dei suoi confratelli. Padre Guardiano compreso, ovviamente, il quale però non aveva mai potuto godere, più che altro per sopraggiunti limiti di età, dei servizi extra che il frate spulciatore offriva ai suoi clienti più affezionati, primo fra tutti il giovane fra Gelsomino. Era un tiepido pomeriggio di primavera e fra Sodomizio riposava nella sua cella, disteso sul suo duro lettuccio. Fantasticava. Ripensava ai bei tempi di quando era ancora libero… Oddio, non che si sentisse prigioniero qui in convento, anzi: pregava, lavorava ed aveva le sue belle soddisfazioni. Ma vuoi mettere il mondo fuori da queste mura? Mondo tragico con tutte le sue violenze, mondo peccaminoso con tutte le sue tentazioni e le occasioni di peccato, con cui il Demonio si diverte a infiorarci la strada… ma vuoi mettere l’aria profumata dei campi, il tepore del sole sulla pelle… Fra Sodomizio sospirò e chiuse gli occhi, quasi a far sì che quelle fantasticherie diventassero realtà. Fu allora che cominciò a sentirsi uno strano calore addosso, come se il Demonio gli avesse acceso un fuoco sotto il tavolato del lettuccio. In preda alla smania, si tolse il saio e rimase disteso sulla lercia coperta solo con la braghetta. Incrociò le mani dietro la nuca e riprese a fantasticare… ...
... le passeggiate, i cori all’osteria… Il calore sotto la sua pelle continuò a crescere, e nello stesso tempo prese a crescere anche il manicotto nella braghetta… Preso da una sorta di smaniosa insofferenza, il frate si tolse pure quella, restando nudo del tutto. Ma se sperava che il calore che vi si andava accumulando si disperdesse, purtroppo si sbagliava: il cazzo sembrava vivere una vita tutta sua. E come se non bastasse, cominciò a sentirsi tutto un prurito, tutto un formicolio che lo percorreva a ondate dal buco del culo alla punta dell’uccello, ondate sempre più forti e più pruriginose. Prese a grattarsi le palle, ma non servì a niente; si ficcò due dita nel culo, ma non fece che accrescerne il bruciore… D’un tratto sembrò che un esercito di pulci, tutte le pulci che lui aveva ucciso in tanti anni, gli si fosse insinuato fra le pieghe del prepuzio, schiere di pulci vendicatrici che gli scivolavano fra le pelle carnosa e la superficie levigata della cappella. Si afferrò la mazza tesa allo spasimo e strattonò tutto giù il prepuzio, provando, sì, una fitta di lancinante piacere, ma senza alcun sollievo per il tormento che stava provando. Allora, prese a sfregarsi fra le dita il glande viscido di spurgo, torcendosi sul lettuccio e sguaiolando, con due dita della sinistra interamente piantate nel retto e il palmo della destra chiuso a cappuccio sopra la cappella, nel tentativo di darsi sollievo. Ma era tutto un bruciore, tutto un pizzicore, tutto un formicolio, ...