1. La schiava della casa


    Data: 09/12/2017, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: VeraVera

    "sei un imbecille! te ne rendi conto vero? cinquecetno euro di scarpe buttati nel cesso!" urlavo guardandomi le mie prada sudice di caffè. "mi perdoni signora" implorava l'inserviente standomi a debita distanza. "sei un cretino! non te le faccio ripagare solo perchè sei un morto di fame e dovresti farti un mutuo. vai prima che cambi idea!" gli ordinai, e lui con la coda tra la cambe sgusciò via dalla stanza sotto gli sguardi stupefatti di tutti i presenti. "E voi? che avete da guardare??! su! ognuno torni alla propria postazione che qui non c'è niente da guardare!". Come da protocollo in questi casi, ognuno tornò alla propria scrivania senza fiatare anche se potevo ben immaginare cosa stessero pensando quei caini. "Oggi è più acida del solito" "chissà da quando suo marito non glielo da per essere così indispettita" o anche semplicemente il più gettonato "che stronza". Tornai anche io al mio tavolo e mi rimisi al lavoro, dopo aver dato una ripulita superficiale alle scarpe. Solo il tempo di sedermi che squillò il cellualare. Appena guardai il nome sul display, un brivido mi percorse la schiena come se qualcuno alle mie spalle mi avesse sorpresa in fragrante a rubare una qualche marmellata. Mi sentivo sempre come una bambina alle prime armi quando sentivo la sua presenza su di me. Subito non persi tempo e risposi. Ascoltai con attenzione le istruzioni al telefono e dopo aver confermato con decisione riattaccai. Mi alzai immediatamente dalla scrivania, presi il cappotto e ...
    ... uscii dall'ufficio senza troppi complimenti. Salii in macchina e partii alla volta di casa mia. Ero nervosa. Tremendamente nervosa. Preoccupata di non essere perfettamente in tiro. Percorsi tutta la strada il più velocemente possibile, beccandomi gli accidenti di gran parte dei passanti. Bene, Ero arrivata. Casa mia. Non c'era ancora. Tanto meglio. Avrei avuto tempo e modo di sistemare tutto. La mia era decisamente una gran bella casa. Completamente bianca, a tre piani, ampie terrazze e ampio giardino. Provvedevo io stessa alla cura di tutto, come era giusto che fosse. Entrai, dopo essermi preventivamente tolta le scarpe imbrattate di caffè. Andai in camera, mi misi davanti allo specchio e mi spogliai. Non avevo niente sotto, come tutti i giorni da un anno a quella parte. La patata bella pelosa, il seno prorompente a pera e il sedere grosso a mandolino facevano di me una trentenne niente male. Così, mi diressi verso la cucina e cominciai a preparare il pranzo. Misi a cuocere primo, secondo, contorno, dolce, caffè e ammazza caffè, dopodichè mi dedicai alla casa. Controllai che tutto fosse in ordine e dopo circa un'ora di attesa sentii arrivare la porche di mio marito. Mi posizionai in ginocchio davanti la porta e aspettai che l'aprisse. La porta si aprì e si materializzò la figura bella e severa di mio marito. fece qualche passo in avanti, si guardò intorno come a controllare che fosse tutto in ordine e una volta avvicinatosi di più a me si aprì la cerniera dei jeans e mi misi il ...
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