Nel vecchio ospedale
Data: 10/12/2017,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Calmatlantica
... gente a cui piace sentire il proprio cuore che batte.
Quasi quasi un incontro ci sta…. e anche loro ci stanno… c’è un però: realizzare la mia fantasia vorrebbe dire espormi, farmi riconoscere, è rischioso per quanto affidabili siano. Pensiamo ad un luogo neutro per una prima conoscenza. Sembra facile ma conciliare le esigenze di tre persone non lo è per niente, sia per luogo (occhi indiscreti ovunque) che per disponibilità di tempo (ah il lavoro!). settimane passate a proporre, rifiutare, controproporre ma niente. Arriva Natale. Siamo tutti più buoni e mettiamo la trasgressione in naftalina (si fa per dire).
Gennaio, anno nuovo, propositi…..vecchi…
Ci cerchiamo, abbiamo voglia. Il tarlo della fantasia ha scavato in ognuno di noi gallerie nuove e c’è la voglia di percorrerle. Io e lui le condividiamo quasi quotidianamente, con lei non ho mai avuto contatti se non tramite lui. È giusto, la coppia sono loro, io sono il terzo. Dubbi, dubbi e ancora dubbi, sarà la cosa giusta? Ma lei mi piacerà veramente? Insomma, i soliti dubbi.
La curiosità, il desiderio, la voglia di brividi prevale. È deciso: nessun incontro interlocutorio, ci vediamo qui e quel che sarà sarà, oramai ci conosciamo a sufficienza.
Febbraio, decidiamo di incontraci. Fissiamo la data. Un mercoledì pomeriggio dopo la fine del mio orario. Darò indicazioni il giorno stesso. Febbraio mese dell’influenza! maledizione! lei ha la febbre. Rimandiamo. L’occasione mancata aumenta il desiderio. Un paio di ...
... giorni e ci accordiamo per il mercoledì successivo, sempre dopo il mio orario. I giorni passano il momento si avvicina, non ci sono intoppi stavolta. Il giorno prima comunico luogo e modalità oltre al numero di telefono.
Mercoledi. La mattina sono io a non sentirmi in perfetta forma, membra pesanti, un pò di mal di testa ma queste sensazioni passano sullo sfondo rispetto alla curiosità al desiderio, alla voglia di tuffarmi in una fantasia che si prepara a diventare reale.
Arriva in pomeriggio, la tensione sale. Sono un pò preoccupato, sto giocando col fuoco, lo so. Penso a tutte le possibili strategie in caso di imprevisti: se arrivasse un collega improvvisamente? Peggio, l’addetto alle pulizie? Dì mercoledì non viene mai, chissà. Per fortuna in stanza c’è il bagno, al limite li infilo li e poi vediamo. Arriva un messaggio: partiamo ora, abbiamo una (e mi dice la marca di un’auto asiatica molto di moda) bianca, sono puntuali, mezz’oretta e saranno qui. Ora il conteggio alla rovescia è partito, non ci si può fermare, si va sulla luna.
finisco il mio orario, passo il badge, ma non me ne vado, ripercorro i corridoi ormai vuoti e riprendo l’attesa. Dalla finestra posso vedere il parcheggio e guardo, apro nervosamente una rivista scientifica che non riesco a leggere e poi guardo di nuovo. Cosa ci fa il direttore sanitario in parcheggio a quest’ora? Chi sta aspettando? Sta di fatto che è li. Speriamo che non gli chiedano indicazioni qualora dovessero arrivare, speriamo che io ...