1. Perchè sono bisex 1


    Data: 13/11/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: intesacomplice

    ... quella situazione. Lui allora uscì il suo cazzo dagli slip e disse:
    
    “Cosa vuoi fare: con la mano con la bocca o con il culo?”
    
    “Con la mano” risposi io.
    
    Pensavo, probabilmente, in questo modo di salvare un po’ le cose e di restare ancora maschio; farlo con la bocca o farmi inculare mi sembrava andare troppo oltre. Inoltre come ho detto, essendo incapace di controbatterlo, l’unica via di scampo dal sentirmi una femminuccia rimaneva la sega all'amico. Comunque dentro di me già la cosa cominciava ad arraparmi e mi sentivo i primi sussulti là in basso.
    
    Aveva un cazzo di tutto rispetto devo dire, lo ricordo con molta voglia e tanto rimpianto per non averlo preso né in bocca né in culo, circa 18 cm e molto grosso, riuscivo ad impugnarlo a stento. Vedendomi impacciato, mi prese la mano e la guidò verso il suo cazzo che era già in tiro, duro e palpitante, e mentre iniziava a cadenzare il ritmo della mia mano sul suo cazzo, mi guidò verso una sedia dove si sedette godendosi la masturbazione, sempre sotto la sua guida esperta. Io, ormai preso dalla situazione che si era venuta a creare, mi curvai un po’ verso di lui e, con l’altra mano, iniziai a strofinargli ed accarezzargli i testicoli.
    
    “Bravo” mi disse lui “sai il fatto tuo.
    
    Avendo allentato un po' la presa sul suo cazzo, mi aiutò nuovamente a richiudere la mano sulla sua verga rigida e guidò i miei movimenti, regolando la loro ampiezza e la loro cadenza secondo il suo gusto, rallentandole o accelerandole secondo ...
    ... il grado della sua eccitazione, finché non fu certo di potersi abbandonare all'intuito e al desiderio del mio agir bene, permettendomi di portare a termine come volesse la manipolazione alla quale io avevo concesso dapprima uno spirito smarrito e un’infantile docilità, ma che andavo a poco a poco perfezionando con una sollecitudine imprevista.
    
    Io m’ero fatto avanti col busto in modo che il mio braccio assolvesse meglio il suo compito, e Antonio, a sua volta, s’accostò di più affinché potessi masturbarlo meglio essere asperso dallo sperma che sentiva scaturire dal fondo dei suoi testicoli. Ancora per molto, tuttavia, riuscì a trattenersi, mentre le mie dita serrate salivano e scendevano, meno timide via via che la carezza si prolungava, senza più limitarsi ad un elementare va-e-vieni, ma socchiudendosi, improvvisamente esperte, per scivolare lungo la grossa vena rigonfia, sulla curva della verga, tuffandosi il più in basso possibile, fino ai testicoli, e poi risalendo, con un movimento lascivo, finché le pieghe di mobile pelle nel cavo del palmo umido non avessero ricoperto la punta del membro, che mi sembrava di non poter mai raggiungere tanto questo si tendeva crescendo. Di lì, stringendo di nuovo con forza, facevo ripartire la mano verso il basso dell’asta, tendendo il prepuzio, volta a volta strangolando la carne tumescente o allentando la stretta, sfiorando appena la mucosa o molestandola, massaggiando con grandi movimenti del polso oppure tormentando con brevi colpi ...
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