1. Lontani ricordi - il motoraduno (prima parte)


    Data: 19/11/2020, Categorie: Prime Esperienze Autore: ghibellino, Fonte: Annunci69

    ... e i sessanta, lunghi capelli incolti, giacche di pelle nera con borchie e teschi. Un po’ selvaggi “de noantri”. Uno di loro, barbuto e supertatuato, che emanava anche a distanza un forte odore di concimaia, esibiva un bell’adesivo di San Cristoforo attaccato al cruscotto della rombante e aggressiva Harley Davidson nera. Questa casuale aggregazione di gente così diversa, unita solo dal piacere di possedere e qualche volta usare una motocicletta, mi piaceva e mi faceva provare una astratta ma fraterna solidarietà nei confronti di tutti. Mi sentivo rilassato per la prima volta da mesi. Mi cercai un angolo che fosse un po’ più appartato e lo trovai sotto un giovane platano solitario, alla cui ombra montai rapidamente il mio igloo. La brezza di giugno proveniente dal mare, transitando dalla cucina del ristorante del campeggio, mi portava un fumoso aroma di carne alla brace che risvegliò il mio appetito in una misura che non provavo almeno dal settembre dell’anno precedente. Dopo il pranzo a base di braciole di mammuth, tornai alla mia tenda e feci due scoperte. Prima: non era più all’ombra, proprio nell’ora di maggior bisogno, quella più calda; seconda: avevo un vicino che aveva montato la tenda sotto lo stesso platano, e lui sì, che era opportunamente all’ombra. La tenda era una vecchia canadese lisa e stinta, la moto una veterana Guzzi, nemmeno troppo ben tenuta. Da quegli indizi immaginai che il mio vicino fosse una coppia di mezza età alla ricerca di nostalgici ricordi e ...
    ... perdute (o forse sempre conservate) abitudini di gioventù. Beh, almeno non sarebbero stati dei vicini troppo rumorosi.
    
    Mentre continuava ad affluire sempre più massiccia la truppa di motociclisti, montai in sella al mio fedele cavallo e me ne andai a fare un tour personale e anarchico lungo la costa in direzione sud. Me ne stetti fuori tutto il pomeriggio, andai a fare il turista a Pesaro e Fano, che non conoscevo, quindi mi fermai a cenare in una pizzeria sulla strada del ritorno, dalle parti di Cattolica, se ben ricordo. Rientrai al campeggio che da già si era fatto buio. Lo trovai agitato da capannelli chiassosi e ridanciani, molto allegri, festosi e avvinazzati. Se fossi rimasto lì, invece di fare il cavaliere della valle solitaria, certamente avrei fatto qualche conoscenza; avrei potuto aggregarmi e condividere tutta quell’allegria, andare poi a dormire piacevolmente avvinazzato. Invece mi comportavo sempre da asociale inguaribile snob, me lo rimproverava sempre anche mia moglie. Ma mi sentivo rilassato e sereno, una sensazione che avevo dimenticato da tempo immemorabile: in fondo mi andava bene così. Mi diressi verso l’angolo appartato che ospitava la mia tenda, il fascio di luce del fanale della moto illuminò per un attimo una figura seduta in terra, appoggiata al platano. Vidi il riflesso di un paio d’occhiali e il puntino rosso di una sigaretta che divenne più luminoso dopo che il fascio di luce fu passato oltre. Dopo tutto il mio vicino non era una coppia di mezza ...
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