1. Sole di Maggio


    Data: 19/11/2020, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI

    ... «Sì.» Mauro corse a prendere uno zaino, glielo mise sotto la nuca perché tenesse il capo sollevato. Raggiunse la sponda e si chinò per lavarsi. Solo allora si rese conto che il sangue gli era colato fin sul torace. Sentì i margini di un taglio sulla tempia destra. Un furore sordo lo invase, infilò i jeans e si diresse verso il cespuglio di biancospino. «Mauro?» La voce di Silvia s’indeboliva. Dietro l’arbusto, tra gli steli d’erba, c’erano grosse lastre di pietra. Mauro prese a rimuoverle con furia. «Ti trovo, maledetta, ti trovo!», urlò con un tono tanto angosciato da trasformare il suo viso in una maschera grottesca. Una coda tozza, grigia verdastra, spuntò da due pietre che facevano capanna. «Ora voglio vedere dove cazzo vai a nasconderti.» Mauro scaraventò via le lastre. Un filo di saliva gli colava dalle labbra, sangue fresco gli rigava il volto e gocciava a terra. L’aspide si mosse lento per nascondersi ma lui lo bloccò premendogli una scarpa sulla testa. La vipera tentò di liberarsi attorcigliandosi su se stessa. Sul volto di Mauro apparve un ghigno rabbioso. Aumentò la pressione della scarpa. «Non mi scappi bastarda!» Afferrò il rettile per la coda e lo sollevò tenendolo lontano dal corpo. «Mordi!» urlò. «Mordi prima che ti spiaccichi!» Il rettile cercò d’attaccare ma aveva energie sufficienti solo per sollevare la testa di pochi centimetri. Mauro sentì sulla spalla un leggero tocco, un bisbiglio. «Mauro non farlo.» Silvia era accanto a lui, il volto esangue. ...
    ... Respirava a fatica e vacillava. «Non ucciderla. Non… non ha senso.» «Sant’Iddio perché ti sei alzata?» «Non farle del male. La colpa è mia. Si è sentita minacciata e si è difesa.» Mauro si scostò da lei per avere spazio sufficiente a roteare la serpe e sbatterla contro una pietra. «Mauro non far…» Un conato di vomito la costrinse a piegarsi. Lui roteò l’animale e lo lanciò nella gora. Il rettile nuotò tortuoso per guadagnare la sponda opposta. Piegando le ginocchia per lo sforzo, Mauro la riportò sul plaid e le sedette alle spalle per sorreggerla. A Silvia un altro conato contrasse il petto. Mauro la aiutò a chinarsi perché vomitasse. «Silvia resisti.» Avvertiva che si stava accasciando. Mauro non tenermi così. Non ti vedo.» «Vuoi che ti metta giù?» Lei annuì debolmente. Cercava di opporsi con tutte le sue forze a qualcosa che la risucchiava. Mauro le posò il capo sulle gambe. La vide muovere faticosamente le labbra. «Mauro sto morendo… » La voce di Silvia si era fatta così debole che lui faticava a udirla persino nel silenzio di quel luogo. «Sciocchina non si muore per il morso di una vipera.» «Non è vero. Si può morire anche per la puntura di un calabrone. Mauro tienimi la mano.» «Te la tengo, guarda.» Mauro gliela sollevò per portarsela alle labbra. Era fredda. Baciò le dita violacee. Asciugava un filo di bava che le colava dalla bocca quando sentì il rombo di un motore. «Arrivano!» La esortò a resistere. Sentì il motore del veicolo spengersi, lassù sul pianoro. Pregò Dio che il ...
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