1. Sole di Maggio


    Data: 19/11/2020, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI

    ... secchi. «Stefano, ti avverto per l’ultima volta: vattene!» «Mauro, ragiona. Non vorrai bruciare veramente la tua valle! La battaglia per salvarla non l’abbiamo terminata.» «Silvia è morta», ripeté lui con calma raggelante «che vada all’inferno l’ecologia, l’ambiente, lo sviluppo sostenibile: tutte puttanate. Tieni», seguitò allungandogli l’accendino «non credi che abbiamo un motivo in comune per distruggerlo? È per causa sua che Silvia ci ha lasciato entrambi e lo farà per tutti gli universi a venire. Appicca il fuoco a questi aghi e gettali lontano da noi. Avremo tempo per metterci in salvo. Sbrigati, ci godremo assieme il falò.» «Mauro, questo luogo non c’entra niente.» «Perché non dici che ti manca il fegato, vigliacco?» «Ah, la pensi così? Saresti dovuto essere accanto a Silvia, stronzo, pezzo di merda, invece di venire quassù a fare una scemenza.» Quelle parole, secche e urlate, fecero apparire un’ombra d’esitazione sul volto di Mauro. Stefano fu lesto ad approfittarne. Gli tirò in faccia lo spolverino e si scagliò contro di lui a mani protese. Avvinghiati, ruzzolarono per uno scoscendimento. Cadute a terra, le pile li illuminarono di sbieco. Stefano gli fu sopra con un balzo. Bloccò la mano con la quale Mauro teneva l’accendino e lo costrinse a mollarlo. Si sentì raggiungere da un pugno sotto l’occhio destro nel momento in cui se lo metteva in tasca. La fiammata di dolore gli provocò un impulso di collera. Sollevò Mauro come un fuscello. «Vuoi la guerra?» urlò. Gli ...
    ... mollò un violento ceffone e si tenne pronto a parare la reazione ma l’amico si accasciò come una balla di stracci. Mauro, le caviglie cinte con le braccia, poggiò il capo sulle ginocchia. Pianse sfregandosi i pugni sugli occhi come un bambino. «Che razza d’amico ho trovato, cazzo!» esclamò Stefano sedendogli accanto. «Mi freghi la ragazza, rischiamo di finire arrosto entrambi e mi fai un occhio nero.» Per fargli avvertire la sua presenza, gli posò una mano sulle spalle e lasciò che si sfogasse a piangere. Lo aiutò a rimettersi in piedi, sfilarsi la maglietta e mettersi lo spolverino. «Stefano, Silvia è stata davvero portata in camera?» «E i medici pensano che sia fuori pericolo», aggiunse lui dandole tre colpetti sulla spalla. «Ora cerca di calmarti.» Stefano notò che l’amico zoppicava. «Ti sei fatto male?» «Devo avere battuto il ginocchio cadendo.» «Appoggiati a me. Aspetta, raccogliamo le taniche vuote. Che razza di ambientalisti saremmo se lasciassimo qui la plastica?» Risveglio Il chiarore proveniente dalla finestra ferì a Silvia gli occhi. Aveva la mente confusa, come se alla volontà di esprimersi, si opponesse una sorta di bruma grigiastra. Sentiva pulsare le tempie e le doleva il costato. Una fitta le attraversò il collo quando si sforzò di voltare il capo. Vide il volto di sua madre, segnato dalla stanchezza. «Mamma.» «Sì amore?» «Abbassa la tapparella. La luce m’infastidisce. Dov’è Mauro?» Silvia avvertiva le parole uscirle dalla bocca lente e strascicate. «Seduto ...
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