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Sole di Maggio
Data: 19/11/2020, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI
... accanto a te. Ha il capo appoggiato sul letto. Si è assopito.» Le sollevò la mano perché lo toccasse. Mauro avvertì una carezza fredda, incerta. Vide l’ombra delle dita. Rimase immobile a percepire la mano toccargli il viso, tastargli la garza. Voleva che lo vedesse sorridere. Ricacciò indietro le lacrime, sollevò il capo e abbozzò un sorriso. Il volto di Silvia era pallido, lo sguardo spento. Si alzò dalla sedia e si chinò per baciarle la fronte. «Mauro, sei tutto ammaccato.» «Tesoro mio non è niente.» «Cribbio, dovevo ridurmi in fin di vita perché mi chiamassi, “tesoro mio.” Silvia vide sua madre soffiarsi il naso, gli occhi arrossati e cerchiati. «Mamma, ti ho rovinato la vacanza.» «Che cosa vuoi che m’importi della vacanza.» «Il babbo?» «È andato in negozio quando ha visto che stavi riposando bene. Tra poco sarà qui con Patrizia.» «Lorenzo?» «È a casa con nonna.» «La mia nonnina. E Drillo?» «Silvia non sforzarti.» «Mamma che giorno è?» «Lunedì. Sono le sette e trenta di sera.» «Cacchio ci son rimasta un bel po’ nel mondo dei più.» Mauro tossì ripetutamente. «Amore, ti ha ripreso la tosse?» «Un po’.» «Chiamalo un po’!» Silvia notò che indossava una maglia di lana con la cerniera sul davanti, di quelle che vendevano al negozio. «Mamma, stasera, Mauro, dovrà rimanere a casa nostra e voglio che dorma nel mio letto.» «Sì ma ora non parlare più. Riposa.» L’indomani Silvia aveva sofferto tanta di quella sete che nemmeno i flebo erano riusciti a lenire. I medici le avevano ...
... suggerito di coadiuvare la cura sorseggiando lentamente molta acqua ma era come se il liquido evaporasse prima di giungerle nello stomaco. Mercoledì mattina, Mauro le aveva telefonato per avvertirla che gli era salita la febbre e che, quella sera, sarebbe andato da lei se fosse riuscito a farla calare. Livio e Arturo si erano recati a farle visita nel primo pomeriggio. Verso le tre e mezzo era comparsa nonna Martina accompagnata dal figlio. Avevano conversato a bassa voce perché, sull’altro letto, assistita dalla madre, c’era una ragazza della sua stessa età, ricoverata per forti dolori addominali. Più tardi aveva telefonato a Villa Belvedere per avere notizie di Sofia e verso le cinque e mezzo aveva cenato: filini in brodo, purè di patate e mela cotta. Più tardi, vincendo le vertigini, si era alzata per andare in bagno a lavarsi e mettersi un po’ di fondotinta. Poco dopo, preceduto da colpi di tosse, era giunto Mauro, pallido, che la fissò senza rivolgerle il ricciolo di un sorriso. L’aveva abbracciata con delicatezza, come temesse di romperla. «Cribbio non sono diventata di vetro. Temi di baciarmi? La vipera non mi ha reso velenosa.» Lo baciò sulla bocca e gli sfiorò le lividure. Notò quanto avesse il volto smunto e come la fronte bendata e i segni bluastri sul viso gli conferissero un aspetto malconcio. «Cribbio, Mauro, mi sembri uno zombi. Mi sa che hai fatto un bel ruzzolone ma queste sembrano ditate.» Lo sentì rabbrividire. «Mauro, cos’hai?» «Sento freddo, sono fiacco. Da ...