1. Sole di Maggio


    Data: 19/11/2020, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI

    ... comprese molte farfalle. L’anno scorso mi stavo riposando sulla piattaforma di pietra sopra la cateratta, quando avvertii un fruscio. Con la coda dell’occhio notai un ciuffo d’erba agitarsi. Scorsi un ramarro. Era stupendo. La sua livrea lo mimetizzava quasi perfettamente. Mangiucchiava la polpa di un torso di mela che avevo gettato e ogni tanto sollevava la testa per controllare i miei movimenti.» Dagli occhi di Mauro, che tradivano trasporto narrativo, Silvia capì quanto lo appassionasse raccontare. «Così hai scoperto che predatori come i ramarri si cibano anche di frutta?» «Suppongo lo facciano per procurarsi i liquidi. Ho visto anche lucertole mangiare lamponi.» «Accipicchia, da non crederci.» Un’altra volta, mentre cercavo uno scorcio che mi piacesse», seguitò lui «notai lassù, in quei campi abbandonati, molti arbusti biancheggiare di una strana fioritura. Incuriosito mi avvicinai e con mia sorpresa scoprii che non erano fiori ma chiocciole bianche. Stavano attaccate in ogni diramazione delle pianticelle e ce n’erano migliaia. Non mi era mai capitato di vedere un fenomeno tanto singolare.» «Perché si sarà verificato?» chiese Silvia. «Nessuno viene a spargere diserbanti quassù. Suppongo che quell’esplosione di vita fosse dipesa da questo e da una stagione propizia alla loro proliferazione.» Si scambiarono sguardi tanto intensi che entrambi abbassarono gli occhi, impacciati.» «Mauro, sono contenta di essere venuta.» «Anche se ti ho rivelato di avere la fidanzata?» Silvia ...
    ... annuì ma con un movimento titubante del capo. Rivolse lo sguardo alla proda del laghetto per superare l’istante. Tornò a fissarlo con occhi languidi, che tradivano ansia per ciò che avrebbe voluto rivelargli. «Mauro?» «Che cosa hai da dirmi Silvia?» «Niente…» Lui respirò lento e profondo. La fragranza che aleggiava intorno alla ragazza sembrava penetrargli fin dentro l’animo. Era un odore dolce e rotondo, forse il tocco di una goccia di profumo ma, forse, più semplicemente il suo profumo. Osservò quelle labbra piene, appena schiuse, che facevano intravedere denti nivei e preludevano a una bocca di donna, tiepida e umida d’arcani umori. Provò l’impulso di baciarla ma si trattenne. Le cinse le spalle facendole pendere la mano sul petto; sentì le dita sfiorarle il seno. Era certo che se le avesse mosse per accarezzarglielo, Silvia glielo avrebbe concesso ma non farlo lo trovava riguardoso per lei e dignitoso per se stesso. Le posò la guancia sui capelli e la strinse a sé con leggerezza. Osservarono la gora che rimandava, oscillante di sinuosi movimenti, il riflesso della casupola di Pansecco e del vecchio gelso che cresceva accanto a essa. «Una volta vidi… era metà luglio e faceva così caldo che le cicale frinivano da far diventare sordi… ah lo sai, Silvia, che rimane difficile individuare dove sia una cicala sebbene si senta cantare vicinissima?» «Perché?» chiese lei. «Sta aggrappata agli alberi mimetizzandosi con il colore della corteccia e quando ti avvicini per scoprire dove ...
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