1. Sole di Maggio


    Data: 19/11/2020, Categorie: Sentimentali Autore: CLAUDIO TOSCANI

    ... sia, cessa di frinire e il concerto delle altre ti confonde. Le cicale sono animaletti timidi, senza difesa contro i predatori. Il solo il modo con cui possono cercare di sfuggire agli aggressori è di mimetizzarsi e disorientare. Una leggenda narra che una di esse si sia posata, per giorni, sulle dita di San Francesco.» «Quell’uomo aveva intuito l’unicità dell’universo, pur nella sua stranezza mistica», affermò Silvia. «Allora, Mauro, raccontami», lo spronò. «Francesco, scoperta una cicala sul ramo di un fico, riuscì ad avvicinarsi tanto da accarezzarne le ali. Da quel giorno, quando passava vicino all’albero, la cicala volava sul dorso delle sue dita. I confratelli di Francesco sbalordivano nell’osservare fino a quale punto, un animaletto diffidente come la cicala, si fidasse di un umano e quanto legame si andasse creando tra le due creature. Dopo otto giorni Francesco disse loro: «Diamo libertà a sorella cicala che tanta consolazione ci ha portato o troppo compiacimento trarremmo da essa, egoisticamente.» La cicala volò via e non tornò più.» «Per spiegare il senso di questo racconto non basterebbe un trattato filosofico di mille pagine», commentò Silvia. «È una metafora a significato di quanto sia sbagliato che gli umani si considerino superiori, compiacendosi della loro padronanza sul mondo e con quanta umiltà dovrebbero, invece, rispettare ciò che li circonda.» «Accipicchia, Mauro, che senso della sintesi. Hai ridotto un libro di mille pagine a poche parole.» «Questo ...
    ... nuovo complimento è un altro colpo basso, Silvia.» Mauro notò quanto fosse compiaciuta dall’espressione dei suoi occhi. «Quand’ero bambino», seguitò «i miei genitori mi portavano spesso a fare scampagnate in questo posto e, siccome avevo l’età dei perché, chiesi loro che cosa fossero quegli animali che stridevano in modo tanto buffo. Mia madre mi rispose che erano insetti creati da Dio perché ricordassero ai contadini, con il loro canto, che il tempo di mietere e battere il grano era giunto: mietete e battete che tempo l’avete, mietete e battete che tempo l’avete! Grigrigrì, grigrigrì, grigrigrì, grigrigrì. Grigrigrì, grigrigrì, grigrigrì, grigrigrì. L’assonanza ritmica c’è.» «E’ vero», convenne Silvia. I detti di una volta suscitano sensazioni di serenità e tu hai un modo di esprimerti che rende l’idea dell’armonia. Leggi molto?» «Non quanto vorrei», ammise Mauro. «Da un mese ho sul comodino i racconti fantastici di Conan Doyle.» «Io sto leggendo “I Ricordi di Marco Aurelio”», rispose lei. «Contiene molti concetti che fanno riflettere. Te lo presterò se seguiteremo a incontrarci.» «Silvia», le chiese Mauro «ti ha tremato un po’ la voce quando ti sei augurata altri nostri incontri.» «Mi è andata di traverso la saliva. Ancora hai da dirmi che cosa hai visto quel sabato pomeriggio.» «Ah, già! Non ero giunto alla pineta quando, in un punto ombroso in cui il sentiero formava una strozzatura, notai una cosa fatta di macchie scure e gialle. Pensai fosse uno di quei panciotti mimetici ...
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