1. I segreti della casa senza specchi - cap i


    Data: 20/11/2020, Categorie: Etero Autore: sexwillerxxx, Fonte: Annunci69

    ... Una vampata di calore pervase il mio petto. Un impulso sessuale fortissimo cresceva dentro me quando la voce della Signora suonò nella mia mente e mi fece distrarre. ” Seguimi in salotto” disse lei ed io la seguii.
    
    Si accomodò sul divano e mi chiese di toglierle le scarpe e di pulirle prima di riporle nella scarpiera.
    
    Obbedii e tornai da lei che era tranquillamente seduta, con le gambe ritratte sulla seduta del divano, a guardare la finestra che aveva alle spalle. Si girò verso di me e disse –“Non hai dimenticato nulla?”-, ed io “No Signora, ho fatto ciò che ha chiesto”, “ secondo te andrò a piedi scalzi?” disse lei e ed io subito risposi “mi scusi Signora, le porto subito le sue pantofole”. Corsi a prenderle e tornai nella stanza con le sue pantofole e la vidi da lontano in quella posizione rilassata ma composta, sembrava la statua della Dea Libitinia, sensuale, fredda ed assorta nei suoi pensieri.
    
    – “ Portamele camminando a quattro zampe e tienile in bocca come se fossi un cane. Questa è la punizione per non esserti preso cura di me come avresti dovuto” ella lo ordinò con tono perentorio. Non mi sentii di obbiettare ma mi irrigidii all'istante, per me era troppo, nessuno mi aveva mai trattato così e la voglia di reagire a questa assurda richiesta fu subito quietata dalla sua espressione quasi incredula nel vedermi esitare. Rassegnato gattonai ai suoi piedi e lei con arroganza disse “Si sono raffreddati, vorrei me li scaldassi”. Li scaldai con le mani come potevo e ...
    ... con impegno per qualche istante poi ella posò suo tallone sul mio petto ed esclamò - “Non basta Ora leccali fino a che non saranno ben caldi!”. Leccai suoi piedi nella maniera ordinatami e riscaldai nella mia bocca ogni dito poi le misi le pantofole.
    
    Dentro di me si facevano strada sentimenti contrastanti, la vergogna di essermi umiliato leccando i piedi come fossi un segugio e, cosa strana, il piacere di averlo fatto alla Padrona, ad una donna per la quale le mie fantasie sessuali si ammonticchiavano quotidianamente. Anche se succube e schiavizzato da lei, il fatto di aver potuto in qualche modo avere un contatto ed aver assaporato una minima parte della donna che desideravo, odiavo e stimavo molto allo stesso tempo, mi aveva eccitato non poco. Alzatomi in piedi la Signora guardò i miei pantaloni e chiaramente si accorse del mio stato. Con un movimento lento e senza mai esitare si alzò anch’essa, tenendo incollato il suo sguardo severo al mio si mise d’innanzi a me e con una mano prese in mano i miei testicoli con dolcezza, senza farmi mai male, si avvicinò al mio orecchio e disse “ragazzo, sono la tua padrona, non la tua amante. Cosa ti eri messo in testa?” e mi sputò in faccia. Mi sentivo smarrito e non sapendo che dire le feci un inchino le chiesi perdono.
    
    La padrona non era una persona cattiva e capì che non avevo brutte intenzioni, almeno dal mio punto di vista non lo erano, e mi perdonò.
    
    La giornata al suo servizio passò in fretta e tra un dovere e l’altro si ...