Konstantin Sergeevič
Data: 13/12/2017,
Categorie:
pulp,
Autore: Osiris
Fissava i suoi occhi cercandovi un'emozione che non esisteva, che non era mai esistita. Riusciva a scorgere solo un vuoto immenso e la mancanza di qualsivoglia segno di umanità. Se mai si era chiesta come sarebbe stato fissare un robot con sembianze umane ora ne aveva un’idea molto precisa. In lui non vedeva più nulla dell’uomo che poche ore prima ne aveva catturato l’attenzione con battute argute e sagaci, che l’aveva fatta ridere e divertire. A ben pensarci qualche segnale c’era stato, alcuni sorrisi che sembravano forzati, delle battute che puzzavano di studiato, però non vi aveva dato peso. E, del resto, chi lo avrebbe fatto? Quando aveva capito era semplicemente troppo tardi. La testa aveva preso a girare, i sensi mandavano segnali contrastanti e tutto intorno a lei aveva perso senso. Ti tengo io, le aveva detto, e per un istante poté vedere che in fondo a quegli occhi neri c’era solo il vuoto. In quell’attimo di quiete ripercorse le ultime ore. Ricordava di aver ripreso conoscenza ma di essere incapace di muoversi. Poteva sentire il proprio respiro, percepiva una leggera brezza sulla pelle ma, per quanto si sforzasse, non riusciva a muoversi. Era una sensazione strana, come essere in un sogno e provare a fare qualcosa senza riuscirci. Provò ad urlare ma nemmeno le sue labbra le ubbidirono. Era solo un incubo, continuava a ripetere a sé stessa, ma questa speranza vacillò quando sentì l’umido calore di una lingua che le lambì il viso, che le bagnò le labbra. Se lui non ...
... fosse stato così sinistramente bello ed attraente, avrebbe avuto un conato di disgusto. Invece aveva quasi gioito perché quella sensazione sembrava proprio vera e quindi lei era viva. Forse, col senno di poi, avrebbe preferito non esserlo. Senza tradire emozione aveva tagliato gli indumenti fino a lasciarla completamente nuda. Poi era sparito dalla sua vista per ricomparirle alle spalle. Dominandola dall’alto iniziò a toccarle il viso, ad accarezzare le sue morbide curve, ma c’era qualcosa di freddo in quel tocco, quasi freddo ed impersonale. Per quanto volesse dire o fare qualcosa, qualunque cosa, non poté far altro che arrendersi a mani grandi che scesero sul petto, cinsero i seni e strizzarono i capezzoli fino a farla strillare per il dolore. Peccato che quell’urlo risuonò solo nella sua immaginazione. Tra lo shock e l’incapacità di comprendere appieno costa stesse succedendo, ciò che anelava più di tutto era qualche parola che avesse anche solo la parvenza di una spiegazione di quegli eventi senza senso apparente. Perché era immobile? Perché non riusciva a reagire in alcun modo? Perché lui le stava facendo tutto ciò? Visto che da lui non riusciva ad avere alcuna risposta, la fantasia prese il sopravvento e invase la sua mente di immagini fra l’indicibile ed il terrificante. Sotto la fredda luce dei led il suo voltò sbiancò ed i suoi occhi si sbarrarono. Eppure anche la sua fantasia si era sbagliata. In difetto. Alla fine l’uomo le aveva parlato ma solo per annunciarle cosa ...