1. Scommessa nello stagno


    Data: 14/12/2017, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... da lui, ma nello stesso tempo era così affascinante e il suo sorriso così amichevole, che non volevo lasciarlo. Forse, se non avesse capito chi ero, avremmo potuto anche fare due chiacchiere. All’improvviso, lo desiderai più di qualsiasi altra cosa.
    
    “Mi chiamo Jim.”, disse lui, sguazzando verso di me.
    
    “Garth”, risposi, sperando che il mio nome, lo stesso di mio padre, non mi bollasse come nemico. Ma sembrò non cogliere il nesso.
    
    “Dai, facciamo una gara, - disse, anzi, con un lampo birichino nel fondo degli occhi – attraversamento dello stagno e ritorno: chi perde fa una penitenza.”
    
    “Che penitenza?”, chiesi.
    
    “Perdi e te ne accorgerai.”, rise lui, iniziando a far ribollire l’acqua con le sue braccia possenti.
    
    Sputacchiai, quando i suoi schizzi mi arrivarono sulla faccia, poi mi lanciai, deciso a raggiungerlo. Filai nell’acqua, raggiungendolo infatti sul lato opposto dello stagno e quindi superandolo facilmente sul ritorno.
    
    “Sei dannatamente veloce.”, ammise lui, quando si fermò alle mie spalle.
    
    “Sono più magro, - feci – la resistenza dell’acqua è minore.”
    
    “Diavolo, amico, tu non sei magro, - disse allora lui, afferrandomi saldamente ad una spalla – snello, forse, ma solido.”
    
    Io sorrisi a quelle parole. Nessuno, prima d’allora, pareva mai aver fatto caso al mio corpo. Era un cambiamento decisamente gratificante, questo.
    
    “Grazie, Jim. Grazie davvero.”, feci.
    
    “Allora, qual è la penitenza?”
    
    “Eh?”
    
    “La penitenza. Chi perde deve fare una ...
    ... penitenza, lo sai.”
    
    “Io… io non so…”, balbettai, consapevole soltanto della sua mano sulla mia spalla e della vicinanza del suo corpo possente.
    
    “Davvero non riesci a pensare a niente?”
    
    Mi venne ancora più vicino e le sue gambe strusciarono contro le sue. Cos’era che stava facendo? Di certo non c’era nessuna intenzionalità in tutto questo. Scostai la gamba, ma la sua mi venne dietro e il calore di quella carne contrastava con il fresco dell’acqua.
    
    “Ehi, Garth, - riprese – io sono un tipo ragionevole. Probabilmente direi di sì a qualunque richiesta… beh, quasi… a condizione che sia piacevole.”, e l’altra sua mano mi scivolò fra le cosce e del tutto inaspettatamente era lì che mi stringeva l’affare in erezione.
    
    Ghignò, mostrando i denti, e si passò la lingua sul labbro superiore.
    
    “Si direbbe che sei leggermente arrapato, Garth, non è così?”
    
    “Sì… ehm… penso di sì…”
    
    Era davvero troppo! A parte la mia, nessuna mano aveva mai stretto il mio cazzo e la sensazione era veramente indescrivibile. Imbaldanzito dal suo comportamento, trovai allora il coraggio di allungare anch’io una mano e toccarlo: era solido come un muro di roccia, un muro di roccia scaldato dal sole dell’estate.
    
    “Ti piace?”, mi chiese.
    
    Io lo guardai con aria smarrita.
    
    “Toccare un altro uomo.”, precisò lui.
    
    “Sì”, gracchiai, a stento capace di articolare con le labbra quella parola.
    
    Jim mi strizzò l’occhio e si sollevò nell’acqua poco profonda, dove eravamo rimasti accovacciati. ...
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