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Dopo la discoteca - 2
Data: 29/12/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: honeybear
Rimasi a lungo a fissare il soffitto. “A cosa pensi?” quegli occhi nocciola mi stavano osservando indagatori. “Sto pensando che… Che stare sdraiato accanto a te, Daniele, mi sembra una cosa così naturale... La cosa più naturale del mondo”. Era vero: percepivo una sensazione di benessere mai provata. Ormai non potevo più negare l’evidenza. Tornammo entrambi a contemplare il rettangolo bianco con il curioso lampadario al centro, voltando di quando in quando lo sguardo per catturare le emozioni sul viso dell’altro… Le dita di entrambi si mossero a cercarsi… Si trovarono. S’intrecciarono… Infine le mani si strinsero. Forte. Le sollevammo per guardarle, girandole e rigirandole. Gli occhi scintillavano stupefatti. Come quelli di un bambino che ha scartato il miglior regalo che poteva desiderare. Mi lasciò andare, ma solo per allungare un braccio da dietro e stringermi a sé. Lo lasciai fare. La stretta era un misto di forza e tenerezza che voleva ribadire il concetto già espresso a voce: ‘Sono qui. Per te! Per farti restare’. Questa cosa mi dava al contempo un senso di sicurezza e serenità che credo, mai avevo provato con Angela. Mi feci più vicino per affondare la testa nel suo collo. Aspirai profondamente l’aroma del suo profumo: la sua pelle morbida e bianchissima sapeva di buono. Con un braccio provai a circondare il suo torace. Sollevai la testa per guardalo. Sorrisi imbarazzato: “Che c’è!?” sussurrò mentre mi scompigliava i capelli e mi baciava sulla ...
... fronte. “Il mio braccio… È troppo corto…” Continuò a sorridere sollevandosi leggermente. Sistemò un cuscino dietro la schiena per stare più comodo e mi avvicinò nuovamente a sé. Ora avrei potuto cingerlo, ma la mia mano preferì posarsi sul suo petto, prendendo a trastullarsi con i lacci della sua felpa. Abbassò la cerniera e se la levò. Le iridi nocciola non si staccavano un momento dalle mie: “Occhi verdi. Il mio colore preferito!” arrossii a quel complimento inaspettato. “Dany…” “Richy…” Pronunciammo i nostri nomi all’unisono. Ridemmo. Tornammo a fissarci; come quella sera in discoteca, eravamo ad un centimetro di distanza l’uno dall’altro. Il mondo lontano da noi. Le mie labbra si protesero verso le sue, ma le sue dita mi sbarrarono la strada. Presero a scorrere leggere sul mio viso: la fronte, il contorno dell’ovale, le palpebre… Era come se volesse disegnare i miei tratti somatici per imprimerseli nella mente. Proseguì seguendo il profilo del naso, sfiorò di nuovo le labbra, poi il collo fino al torace. S’insinuò nello scollo a ‘V’ della T-shirt e solleticò i peli del petto. Le dita divennero due per titillarmi il capezzolo sinistro. Gemetti agitandomi. “Ti ho stretto troppo forte?” “No… No… Non preoccuparti. Solo… Ecco, non sono abituato…” Mi baciò sulla fronte ancora una volta. Le dita divennero la mano che appoggiò sul cuore: “Batte forte…” “Io… Io… Ho paura…” risposi sovrapponendo la mia. Solo la maglietta leggera che indossavo ...