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Ventenne ma divisa mi sceglievo gli uomini, ora lui ha scelto me
Data: 07/01/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: chiodino
... fantasia. Sono la tua donna, la tua schiava, ho subito mormorata ad occhi chiusi, beandomene. Lo ho ripetuto più volte, ansante, a bocca semiaperta per catturare un poco d' aria e con gli occhi socchiusi. Aperti abbastanza per notare che mi fissava attento.Ti amo, ti amo da impazzire. Sempre nel mio letto lo ho gridato ieri sera mentre mi facevo male torcendomi da sola i capezzoli con la mano libera. Ti amo e sono tua, completamente, tua come vorrai, in tutto. Non so se parole o pensieri soltanto, ma non importa. I singhiozzi si fanno veloci, rantolo quasi, poi raggiungo la meta ed ansimo nel piacere solitario che mi devasta portandomi poi al sonno.Sarai la mia succube ha detto. Pur sapendo cosa significhi nella nostra lingua vado a vedere nel dizionario. Non aggiungo nulla a quanto già so. C' è un richiamo alla parola �plagio�, temine anche questo che conoscevo ma solo grosso modo. Non mi piace quanto apprendo dal significato giuridico e dalle sue implicazioni. Non mi sento poi plagiata, non scherziamo. Non sono una ragazzetta scema e tremebonda, influenzabile a quel modo. Io lo amo. Ma poi lo amo veramente o mi piace soltanto? Come sempre attendo una sua telefonata che tarda ormai da giorni e divento sempre più ansiosa. Accendo una sigaretta vietatissima. Disobbedirgli per un attimo mi eccita dimostrandomi se mai servisse che succube non sono. E' solo un amante, eccezionale, ma solo un amante. Uno dei tanti che ho avuto, l' ultimo...per ora, ma solo per ora. Mi concedo a ...
... lui e gli concedo solo quanto decido e voglio. Alla terza o quarta boccata spengo. Sento in bocca un pessimo sapore, acre e sgradevole, sudo. Neppure lavarmi i denti lo fa scomparire.Ciao amore, come stai? Non oso dirgli che speravo di sentirlo da giorni. Non vuole lo solleciti. Poche parole, poi l' ora de l' incontro ed il posto, il solito. Sai, ho fumato una sigaretta, gli dico prima che riappenda. Mi sento gelare, sono pervasa dal sentore tremendo della paura. Lui tace. Non tutta, proseguo, solo tre o quattro boccate. Lui riaggancia. Io piango preoccupatissima.Sono le undici e l' ora de l' appuntamento è passata. Gelo anche se fa caldo, tremo. La gente si ferma a fare benzina, entra ed esce dal bar. Le due e poi le tre. Alle sei, disperata sto per entrare a telefonare pur sperandoci poco ma sono veramente disperata. Perché son stata tanto cretina? Ho fatto quello che non dovevo ma perché mai dirglielo? Perché?Vado nel mefitico gabinetto e svuoto la vescica, poi compro dei gettoni del telefono.I tre numeri suonano tutti a vuoto, liberi. Scoppio in un pianto dirotto appoggiata al muro, sto scivolando, cado ma un braccio robusto mi trattiene, il suo braccio.Sei qui da stamattina? Faccio segno di si col capo, ancora non riesco a parlare. Siamo seduti su una panchina dietro il piazzale. E' stranamente elegante nel doppiopetto che mai gli ho visto indossare. Ma ho altro cui pensare. Mi dirà di andarmene o mi perdona? La cosa però mi sembra indifferente, anzi, indifferente no, di ...