1. I cavalieri della tavola rotonda 1 - artu' e lancillotto


    Data: 22/12/2017, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad

    “Finalmente!”, sospirò Lancillotto, quando la porta della camera si socchiuse e nella penombra vide Artù scivolare dentro.
    
    Scostò il lenzuolo e si alzò nudo dal letto, correndogli incontro.
    
    “Finalmente! – ripeté abbracciandolo – Non ce la facevo più ad aspettarti.”
    
    “Scusa, ma stasera Ginevra non voleva saperne di lasciarmi in pace.”, rispose Ar-tù staccando un momento le labbra da quelle morbide e calde dell’amico.
    
    Ma Lancillotto non era ancora sazio di baci: afferrò per la nuca la testa di Artù e famelicamente ne incollò di nuovo le labbra alle sue: fece per forzarle con la lin-gua, ma già quella dell’altro gli veniva incontro, avvinghiandosi insieme e dan-zando l’eterna, folle ridda dell’amore.
    
    “Non avrai mica fatto l’amore con lei?”, chiese Lancillotto, allontanandosi d’un tratto bruscamente.
    
    “Starai scherzando? – gli sorrise Artù – sapendo che eri qui ad aspettarti?”
    
    “Da quanto tempo!...”, sospirò Lancillotto, tornando ad abbracciarlo.
    
    “Mi è mancato il tuo culetto, mio bel cavaliere…”, fece Artù, scendendogli con la mano lungo la schiena, fino a raggiungere la natica liscia e soda, che guizzò al contatto.
    
    “E questo non ti è mancato, vostra maestà?”, ghignò Lancillotto, prendendogli quella mani birichina e portandosela all’uccello, teso allo spasimo.
    
    “Ohhhh!....”, quasi gemette l’altro, scivolandogli in ginocchio davanti e accostando le labbra alla cappella bavosa di sugo.
    
    L’afrore acre di quel cazzo gonfio di desiderio gli riempì le ...
    ... narici, in un attimo gli arrivò al cervello e lo stordì. Quasi senza capire più niente, Artù accolse nella bocca il glande bagnato e lo ripulì con la lingua, gemendo di voluttà nel gustare quel nettare asprigno, quella primizia, squisita promessa di un futuro più corposo banchetto. L’unica cosa che avvertì, mentre succhiava con bramosia il pomello sugoso dell’amante, fu il cazzo che gli torceva nel chiuso del perizoma.
    
    Ma non gli diede corda: era troppo coinvolto nel servizio che stava facendo: solo quello esisteva per lui, quel cazzo poderoso che gli pulsava in bocca e al cui piace-re sentiva di volersi dedicare anima e corpo.
    
    Lancillotto fremeva alle gagliarde succhiate dell’amico, sentiva il piacere crescere in lui, cominciare a gonfiargli le palle: ma non era questo che voleva, non ora. Co-sì prese a carezzargli la testa, in realtà per frenarne alquanto l’ardore e nello stesso tempo allargò leggermente le gambe in un muto invito, che l’altro colse all’istante.
    
    La mano di Artù, infatti, che fin a quel momento gli aveva carezzato e stiracchiato lo scroto, si trovò la strada aperta verso la valle oscura e la imboccò, raggiungen-do presto il pertugio, che baciò la punta invereconda del dito che lo solleticava e subito dopo quasi lo risucchiò dentro con un sospiro di soddisfazione.
    
    Artù smise di succhiare il cazzo di Lancillotto e, sollevando verso i suoi gli occhi ridenti, gli spinse ancora più dentro il dito nell’ano, facendolo quasi sollevare sulla punta dei ...
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