1. Un perfetto sconosciuto


    Data: 10/03/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... all’annuncio… “Ma no, cosa dici? non mi dispiace provare, fare nuove esperienze, sono un porco voglioso mi piace provare nuove strade. Però devi stare alle mie condizioni.” E quali erano queste sue condizioni? dovevo mandargli una foto in cui ero riconoscibile e il giorno e l’ora che mi avrebbe detto dovevo trovarmi nel tal posto, mescolarmi in mezzo alla gente e aspettare: ci avrebbe pensato lui a contattarmi. Al momento del contatto dovevo fare e subire quello che mi avrebbe fatto capire, senza mai cercare di guardarlo in faccia: lui per me doveva restare un perfetto sconosciuto. Ero pronto a fare così? Ovviamente sì. Gli mandai una foto tessera e il sabato successivo ricevetti l’ordine di trovarmi alle 16,30 a una delle uscite della metro di piazza Indipendenza. Al resto avrebbe pensato lui… e niente scherzi! Alle 16,25 del sabato stabilito, mi posizionai davanti ad una delle uscite della metro e iniziò l’attesa. Dimenticavo che mi prescritto di indossare dei pantaloni di tela, abbastanza comodi e con il fondo di entrambe le tasche tagliato.
    
    Mentirei se dicessi che non ero un agitato e anche un po’ imbarazzato: sembrava che tutti mi guardassero, quasi avessero intuito che sotto quei pantaloni chiari non portavo né mutande né altro. Capii subito perché aveva scelto quell’ora e quel posto: trovandosi a ridosso delle famose vie dello shopping elegante, c’era un via vai di persone che non si esagerava a definirlo ressa. Gente che andava, gente che veniva, gente che mi ...
    ... sfiorava, gente che mi girava attorno. Mi chiedevo se era già lì, sussultavo ad ogni sfioramento e mi dicevo: “Ci siamo”; ma il fluire di quel fiume di gente continuava incessante…
    
    Passò una mezzora e cominciai a pensare che m’avesse tirato un bidone, non sarebbe stata la prima volta, del resto. La delusione prese a farsi strada dentro di me, mentre diventavo sempre più insofferente alla ressa che mi si muoveva intorno e sempre più mi sentivo imbarazzato per come mi aveva detto di vestire. Alla fine, passata ormai quasi un’ora lo mandai mentalmente affanculo e scesi a prendere la metro per tornare a casa.
    
    Il vagone in cui entrai era affollatissimo, stavamo praticamente appiccicati uno all’altro. Mentre ero perso nei miei pensieri, cercando di respirare il più lievemente possibile per evitare il tanfo di tutti quei corpi, ecco che sentii una mano sfiorarmi delicatamente il fondo della natica. “Ma che cazzo…”, pensai d’impulso; poi mi sentii come mancare il respiro, intanto che quella mano prendeva decisamente a palparmi il culo in tutta la sua tonda estensione. Era lui… Mi aggrappai con la destra al sostegno in alto, la sinistra me la infilai nella tasca sfondata per afferrarmi l’uccello che era schizzato dritto e rischiava di sbattere sul culo di quello che mi stava davanti. Il cuore mi batteva sordamente. Da quanto tempo ce l’avevo vicino? Ebbi fortissimo l’impulso di girarmi, ma non era quello il patto: non dovevo guardarlo in faccia, non dovevo sapere chi era.
    
    Ogni ...