-
Legata e Violentata
Data: 10/03/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Mia Sempre
... prendersi il culo, ma essendo stretta ci rinunciò per la voglia che aveva di esplodere, infatti, anche lui pochi colpi e mi riempì. Li sentivo ancora ridere, compiacersi della gran scopata, uno continuava a penetrarmi con le dita, voleva sfondarmela così disse. Mi allargò con tutta la mano, mi faceva male, sputo’ sul mio sesso arido, la saliva colava. Mi sfottevano, mi denigravano. Alex...Alex...Alex… Solo questo avevo in testa, il mio Alex. Soddisfatti se ne andarono lasciandomi nel casotto. Mi alzai guardandomi allo specchio, con le mani legate mi sfilai il bavaglio, vidi il mio zainetto portato dentro dai tre per non attirare attenzioni. Presi il mio cellulare e mi sedetti in un angolo. Piangevo, mi bruciava, mi sentivo sporca, non sapevo cosa fare. Se avessi chiamato mio marito mi sarei sentita riprendere, come se me la fossi cercata, come se fosse stata colpa mia. Avrei dovuto subire l’ennesima mortificazione nel percepire la sua delusione, la vergogna per aver una moglie come me.. Non sapevo cosa fare. Stretta nella mia disperazione, ancora legata cercai il numero di Alex. Chiamai lui. Rispose che singhiozzavo ancora. Non riuscivo a smettere di piangere e quando sentii la sua voce non mi riuscì di dire niente. Mi chiese cosa fosse successo. Piangevo e dicevo Alex..Alex..Alex. Ero sconvolta sotto shock. Lui lo capì e mi chiese solo di dirgli dove mi trovassi. La sua voce dolce e protettiva mi rassicuro’. Risposi che ero in un Autogrill a poche ore dalla Locanda, mi ...
... disse di tenere acceso il cellulare ed il Gps, che sarebbe arrivato presto, che mi avrebbe trovata lui. Mi disse di calmarmi, di smettere di piangere e di non muovermi da dove ero. Riattacco’. Rimasi nell'angolo seduta a terra con la testa fra le braccia, strette alle ginocchia. La puzza di urina, il caldo soffocante, il dolore tra le gambe, vomitai, non riuscii a trattenermi. Mi sporcai i piedi e piansi di più pensando in che condizioni disgustose mi avrebbe trovata il mio Alex, avrei voluto scappare ma non ne avevo le forze. Non so quanto passò. Udì il motore di un'auto che si fermava, ero terrorizzata, umiliata, ed anche impaurita sul chi potesse entrare. Non mossi nemmeno lo sguardo. Vidi un paio di scarpe sulla soglia della porta spalancata, le riconobbi era Alex, restò immobile per qualche secondo. Alzai la testa ed incrociai il suo sguardo. Era indecifrabile ciò che stava provando. Si avvicinò senza più esitazioni e si abbassò vicino a me, slego’ i miei polsi, mi prese il viso tra le mani e bacio’ le mie labbra. Lo vidi sconvolto e arrabbiato con chi mi avesse fatto questo. Disse parole dolcissime, che ormai non mi diceva più nessuno, lo sentii dire: “ Amore mio, Preziosa, cosa ti hanno fatto? andiamo a casa...vieni…” Mi prese in braccio ed uscimmo da lì. Mi fece sedere in auto, gli dissi con un filo di voce che ero preoccupata per la moto, non volevo lasciarla, ma non avevo certo le forze per guidare. Lui pensò anche a quello. Appena fuori infatti, vidi per un attimo, che ...