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Legata all'Affare
Data: 16/03/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Mia Sempre
... ancora più veemenza sciolse i nodi e mi slegò dalla costrizione della corda, tenedola in mano annodata al suo polso. Mi girava e mi rigirava come una bambola, mi apriva le gambe, mi strattonava, fino a farmi girare la testa, fino a farmi quasi perdere l'equilibrio. “ Adesso si che sarai Mia...puoi solo urlare…”. Mi tirò verso la scrivania, gli piaceva prendermi da dietro perché come sempre mi mise a 90. Mi fece aprire le gambe, mi passò la corda che aveva tenuto in mano tra le labbra della fica per farla inumidire. Pulsava e si gonfiava di desiderio. Avevo ancora il culo rosso che bruciava per le frustate prese a pranzo e nonostante me lo aspettassi, quando mi colpì urlai forte cercando anche di scappare dai colpi, ma più mi ribellavo o tentavo di farlo, più non facevo altro che accrescere la foga del mio Signore. La corda era lunga, così ne prese un capo e legò una caviglia alla scrivania, mi costrinse ad aprirmi più possibile legando anche l'altra poi tiro’ la corda fino all'altro lato e mi bloccò. Risali’ e unì i miei polsi, li avvolse con un giro stretto, assicurandosi che fossi immobile. Come gesto finale andò dall'altra parte del tavolo e si assicurò che lo stessi guardando, perché fece un ultimo nodo ad un gancio, una specie di anello, incastonato nella radica. Ero davvero Legata adesso, non potevo muovermi in nessun modo, potevo solo urlare. Il mio bisogno di appartenenza e di abbandono totale erano finalmente appagati, perché stavo colando, e il mio piacere scendeva ...
... lungo le cosce. Tornò dietro di me e lo sentii sfilarsi la cintura. Se la passò intorno al polso e tenendola ben stretta me la passò sui segni che mi fece a pranzo, quasi accarezzandoli. “ Adesso copriamo questi brutti ricordi...con qualcosa che ci rammenti il bello di Noi…” Mi colpì, allontanandosi quel tanto che bastasse perché la cinghia arrivasse piatta e con la punta, era a gambe leggermente divaricate anche lui, per avere più forza da brandire. Non so quanto mi colpì, smise solo quando le mie grida divennero prima singhiozzi, poi lacrime. Alcuni dei colpi inferti avevano leso la pelle fino quasi a farla sanguinare. Era furioso con Noi e ci puni’. Ci, al plurale, sì perché io piangevo ma lui sentiva ora il senso di colpa per essersi forse, spinto troppo oltre, in ogni senso. Si inginocchio’, non lo vedevo ovviamente, ma sentivo ogni suo movimento Mi leccava ogni livido. Mi leccava e rileccava ancora, mi baciava, mi succhiava, poi mi infilò un dito e cominciò a masturbarmi. L'estasi di venirgli sulle mani, sulle labbra mi travolse, non avevo mai provato nulla di simile. Era un continuo legarmi e slegarmi, sciolse i nodi e prendendomi in braccio mi adagiò dolcemente sul divano sotto la finestra. Si spoglio’ stando in piedi difronte a me e appena fu nudo si sdraiò col suo peso spalmato su tutto il mio corpo. Lo avvolsi aggrappandomi con le gambe ai suoi fianchi e le braccia al collo, stavamo facendo l'amore, quello lento, quello che solo il suo bacino si muoveva su e giù. ...