1. Confusione e ritorno 6 - Ci sono cascato ancora


    Data: 08/04/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: Alberto Bellettini, Fonte: EroticiRacconti

    ... restavano sulla lingua, e si mescolavano ai suoi umori salaticci e bollenti. Ma continuai il mio lavoro, fino a quando non prese la mia testa fra le sue mani, spingendola sulla sua fica: era venuta, non parlava e soprattutto le sue labbra erano diventate secche. Dopo pochi secondi di imbarazzo si riprese, mentre mi annusavo le dita che odoravano del suo succo. Sentii la sua mano sulla mia patta, io avevo il cazzetto in tiro, e lo sentii scomparire dentro la sua bocca: mi stava facendo un pompino... Il suo apparecchio per i denti che sfregava sulla mia cappella è il suo movimento con la mano mi mandavano in estasi: "Uh marò, mamma miaaaaaaaaaaaa che pompinooooooooo - dicevo sottovoce per paura che ci sentissero - non resisto, non resistoooo". Lei prendeva la punta e la leccata come un gelato: era imbranata ma non digiuna, anzi. Le prendevo i capelli e glieli tiravo per la passione, fino a quando mi disse: "Avvisami quando stai per venire, ti prego". Dopo un minuto di altri suoi giochini con la lingua aiutandosi anche con la mano, riuscii solo a spiaccicare: "mmm mmm toglitiiiii" e sparsi per terra fiotti di sborra calda. Ci ricomponemmo, guardandoci negli occhi con la consapevolezza che era arrivato il momento del commiato. "Ti amo, e Natale arriva presto - mi disse Giada con le lacrime agli occhi -, e ci sentiremo ogni giorno per telefono". Io non avrei mai voluto affrontare quella situazione, ma dovevo fare l'uomo: "Mi mancherai e tanto prima o poi vengo a Modena. Perché ...
    ... ormai non posso stare senza di te". Ci stringemmo in un lungo abbraccio, e ci salutò formalmente per paura che sbucasse suo padre. Vidi Giada prendere un secchio e lavare per terra per eliminare le tracce della mia esplosione, e mi allontanai piangendo... Il mattino dopo mi svegliai alle 10, ancora rintontito. Ero solo in casa perché mio padre e mia madre erano in negozio, e mia sorella Erika aveva dormito dalla sua amica del cuore, in un altro quartiere. Sentii il trillo del citofono, in quel condominio di periferia dove tutti erano assenti fisicamente e mentalmente. Scesi dal letto, e mi precipitai al citofono: "Chi è?" dissi ancora addormentato. Naturalmente era Antonio: "Apri e svegliati" urlò da giù. Ero in mutande, per il gran caldo, e assonnato. Non avevo ancora fatto colazione, e il solo pensiero di dover affrontare il mio migliore amico e raccontargli tutto mi metteva ansia. Aprii la porta e lui, col suo solito bel visino beffardo valorizzato dal ciuffetto biondo: "Ciao maschione, sono Giada. Svegliatiiiiii". Mi venne di getto un "ma vafanculu và" e ridemmo a crepapelle. Antonio era lì perché voleva sapere tutto, e non lo nascondeva: "Allora cosa hai fatto con Giada? Te l'ha data? Certo che quella maglietta era veramente arrapante. Se non fosse la tua ragazza, mi ci sarei buttato a pesce su quelle tettone - esordì senza mezzi termini -, ma mettiti comodo che non ho fretta di sapere". Io risposi urlandogli: "oh, ma il culo di mia sorella è morbido, eh?". Lui rimase ...