Flessh on flesh
Data: 14/04/2021,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: nh-paul, Fonte: Annunci69
... stessa saliva. Ma quando l’aveva fatto? Si chiese.
Ancora un sospiro, una mescolanza di paura e desiderio, attesa del dolore forse di un piacere che non immaginava esistesse, sfuggì alle labbra del ragazzo, salendo dalla sua anima. Era l’urgenza di avere di più, il desiderio incontrollato che tutto potesse arrivare a compirsi. Arcuò il corpo, offrendosi. Il desiderio lo possedeva.
Con un movimento di studiata lentezza, che gli costò un tremendo sforzo di volontà, l’uomo si pose fra le gambe del ragazzo, allargandogliele quasi con dolcezza, si spostò un poco all’indietro e gli puntò il pene tra le natiche, scivolando fino a che non incontrò la fessura. Spinse e lo sentì irrigidirsi. Spinse più forte e contemporaneamente chiuse le braccia in una stretta che quasi soffocò il ragazzo.
Con piccoli movimenti si fece strada penetrandolo e non si fermò davanti ai movimenti disperati per sottrarsi, ai lamenti, né per il suo stesso intenso, insopportabile dolore, né all’urlo che accompagnò gli ultimi dolorosi spasimi di quella violenza. Solo quando il suo pene fu completamente dentro e allentò leggermente la stretta consentendogli di tornare a respirare e con quello, con il sangue che tornava a fluire nel corpo, il ragazzo avvertì l’enormità della violazione che aveva subito.
“Sei la mia puttana ora…” si sentì dire.
La mano dell’uomo scese a massaggiargli l’uccello che era tornato moscio, ridonandogli immediatamente tutta la fiera durezza di qualche minuto prima. ...
... L’uccello dentro di lui lentamente seguiva quei movimenti, affondando ed uscendo dal corpo sensibile e tormentato.
Il fiato dell’uomo era su di lui, ripetendogli parole smaniose. Improvvisamente i movimenti si fecero veloci, la penetrazione più profonda e se possibile più cattiva. Il ragazzo tentò di urlare, credette di farlo, lo pregò di smettere, di fermarsi, ma anche il suo corpo fu travolto da ondate di piacere che desiderò fossero senza fine.
L’uomo gemette, si dominò, sfilandosi da lui. Una mano sul fianco del ragazzo, a controllarne i movimenti, l’altra che ora gli accarezzava il pene gonfio di piacere, ormai desideroso solo di esplodere.
“Sei la mia puttana ora…” ripeté, in modo più netto, più intelligibile e il ragazzo ebbe un singhiozzo, come se dirlo, ascoltarlo, saperlo, fosse tutto il suo disonore.
Ma, invece di ribellarsi a quell’affermazione, mormorò che, sì, era la sua puttana, non desiderava altro. Voltò il capo a guardarlo, a chiedergli con gli occhi che lo trafiggesse ancora, perché una puttana desidera solo che la si renda felice e la felicità stava nel sentirsi dentro il pene mostruoso e gonfio che l’uomo doveva dargli un’altra volta.
La mano tornò a lavorare l’erezione del ragazzo, stringendola, spremendola come un frutto, strappandogli mormorii di piacere, la preghiera di non smettere mai, perché il piacere era vicino, l’abisso in cui lasciarsi cadere era in vista.
Anche l’uomo sentiva avvicinarsi la fine.
Scivolò un’altra volta nella ...