1. Nel ristorante napoletano


    Data: 16/04/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: chupar, Fonte: Annunci69

    Come avrei potuto immaginarlo?
    
    Ora mi trovavo lì, inginocchiato come una cagna famelica a succhiare con passione il cazzo di un mio collega, un fusto che come me si era trasferito per lavorare nella cucina di un ristorante di Napoli.
    
    Che fossi un rotto in culo lo sapevo, certo, ma che per farmelo fare mi sarei pure lasciato convincere a vestirmi da cameriera, con tanto di mutandine di pizzo, veramente non me lo sarei immaginato. Capelli rasati, barba incolta, tatuaggi ovunque e piercing al glande. Non si poteva certo definire un tipo rassicurante, ma era il genere d’uomo che mi faceva perdere la testa. Suo padre non l’aveva mai conosciuto, sua madre faceva la mignotta e, quindi, era a tutti gli effetti un “figlio di puttana”! E poi avevo corteggiato un lavapiatti e non un principe del Galles. Cosa mi aspettavo?
    
    Da un po' gli facevo pompini nel ripostigio o nell'atrio esterno quando usciva a fumare. La prima volta l'avevo trovato a pisciare e, fissandomi, mi aveva chiesto: "S'i ricchiune, no? Ma a me o cazze s'addrizze solo cu nu pare 'e zizze..."
    
    Avevo continuato a fissarlo con la bava alla bocca.
    
    - "O cazzo gruosso te piace proprie eh? Provamme va...piglialo mmocca."
    
    Da quella volta mi aveva lasciato fare, alla fine aveva sempre grugnito, detto porcate, fino a darmi il carico caldo della sua sfaccimma in gola. Quindi, si tirava su la zip e riprendeva a lavorare.
    
    Una volta si era unito anche il magazziniere, un energumeno sui quaranta, maschio ...
    ... nal'ennesima potenza con due figli a casa e la moglie gravida.Il lavapiatti mi aveva chiamata "bagascia" perchè avevo sorriso all'altro, quando mi aveva detto che avevo un bel culo, perchè gli avevo detto di ficcarmelo in bocca senza aspettare troppo tempo, quando non ci eravamo ancora neppure presentati. Poi, mi hanno chiamata "puttana", "troia", insieme, perché mi stava piacendo, ma anche a loro mi sembrava gli piacesse che stessi ingoiando il loro sperma.
    
    Volevo che il lavapiatti mi scopasse come faceva con la proprietaria, una donna aggressiva e con una fisicità molto forte, una che all’apparenza sembrava una maiala senza precedenti.
    
    Li avevo spiati qualche volta, dal vetro superiore della porta, attento a non farmi vedere, mentre mi masturbavo come un matto.
    
    Il magazziniere, capiti i miei tempi, una volta mi aveva sorpreso e, senza neppure chiedere, mi aveva abbassato i pantaloni. Mi ero girato solo un attimo, per non perdermi quello spettacolo e il tipo mi aveva sputato sul culo velocemente, giocandoci con le dita. "E mò pigghiate 'sta capa 'e cazzo" - mi aveva sussurrato e subito dopo era entrato, liscio, duro, in profondità. Mentre quello mi fotteva io ero rimasto inebriato a vedere il cazzone del lavapiatti, lucido di liquidi vaginali, che faceva il suo dovere. Più il magazziniere fotteva, più me lo immaginavo dentro di me...Con la stessa arroganza con cui mi aveva inculato, il tipo mi sborrò dentro un fiume di sperma, ansimando. Sogghignando mi disse: "Si stu culo ...
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