1. Nel ristorante napoletano


    Data: 16/04/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: chupar, Fonte: Annunci69

    ... tujo fosse nu Monte 'e Pietà, me 'mpegnarria 'o cazzo e stracciasse 'a cartella". Poi, fissando il mio ano dilatato che perdeva il suo seme, soddisfatto mi aveva detto che se fossi stato femmina mi avrebbe ingravidato con tutta quella roba, che tanto il modo era già pieno di figli di puttana. Poi andò via, mentre io desideravo essere ingravidato da quell'altro, da quel figlio di puttana evidentemente etero. Nonostante ciò, o forse proprio per questo, avevo cominciato a toccarlo con ogni scusa, ma il tipo dopo un paio di - "Iamme, ma ch ' cazz' vuo' da me? Teng tant e chilli cazz' pa cape!" - aveva preteso per incularmi che facessi il femminilello, come quelli che si fotteva in carcere, e che rubassi la divisa della cameriera dell'hotel che stava sopra e che la indossassi.
    
    Mi sono presentato vestito così, prima dell’apertura, con uno sguardo ammiccante e i capelli raccolti. Ogni tanto aprivo le gambe. Sporgendomi, facevo movimenti che facevano salire la minigonna fino ad avere un pezzo di culo che fuoriusciva.
    
    La cosa gli aveva generato un’erezione che non riusciva a contenere sotto il grembiule. Me ne accorsi subito, ma come una vera donna non feci cenno a nulla, continuando a sfaccendare e ad agitare il culo appena coperto. Cominciai a girovagargli intorno con fare seducente, sentendomi fortemente femmina conciato in quel modo. Con fare ingenuo, guardai l'orlo della gonna e con finta sorpresa la tirai giù.
    
    Lo ammetto, mi sono comportato da troia, soprattutto per ...
    ... quella sensazione di essere vestita come una puttana.
    
    Il ragazzo, tracannando una birra, iniziò ad accarezzarmi la fighetta lungo lo spacco del culo per poi fare pressione sulle mutandine per infilarci un dito. Quindi, sollevò il grembiule verdognolo, si abbassò il pantalone della tuta e si mostrò già bello pronto.
    
    - "Sei già in tiro?"
    
    - "Uaglio'...Io sto sempre a tiro!"
    
    Divaricò le gambe per farmi spazio e, sedutosi, scese un po’ con la schiena, in modo da lasciar penzolare liberamente i coglioni. Si afferrò il cazzone alla base e se lo fece sbattere sull'altto palmo, facendomi sentire quel rumore cazzuto, duro, compatto. Non disse altro, limitandosi a fissarmi, come a dire: “Era il cazzo che volevi? Eccolo!”
    
    Gli sfilai pantaloni e slip. Glielo accarezzai con una mano, mentre con l’altra gli sfioravo i coglioni. Dopo un paio di avanti e indietro lo presi in bocca.
    
    Pompai al meglio, alternando movimenti veloci ad affondi profondi. Leccai tutto il possibile: asta, coglioni, scroto. Riempii quell'uccello nodoso di saliva, pompandone la punta, succhiandone la capocchia sporgente.
    
    Il ragazzone ad un certo punto mi si avvicinò, spingendomi con una mano contro il piano metallico della cucina. Rimanendo in piedi, con le gambe leggermente divaricate, lasciò cadere i pantaloni della tuta e mutande sulle caviglie, obbligandomi a rimanere immobile ad osservarlo: "E mo so' cazz' ".
    
    Un fisico eccezionale era solo reso morbido da una pancetta da bevitore di birra, ma ...