1. Voglio sentirlo tutto in culo


    Data: 18/04/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: cristomarilena, Fonte: EroticiRacconti

    ... corporatura robusta non riuscivano a celare del tutto. Era venuto ad abitare a cento metri dalla mia residenza, in un grande condominio, di quelli in cui nemmeno dopo vent’anni riesci a conoscere i tuoi vicini di pianerottolo. Siccome il suo non era un lavoro a orario fisso lo incontravo per strada in tempi diversi. Ogni tanto lo vedevo accompagnato da un uomo di colore, che avevo immaginato fosse un suo collega, perché vestiva in modo elegante e portava una borsa di cuoio, di quelle professionali adatta a tenere incartamenti di rappresentanza. Ci scambiavamo sguardi rapidi, sorrisi appena accennati che rivelavano a entrambi una sorta d’istintiva empatia. In quegli istanti avevo la sensazione che i suoi occhi volessero parlarmi come per supplire a una sorta di pudore che gli impediva di chiedermi qualcosa per iniziare a conversare. Del primo “ciao” che ci dicemmo, rammento un bel sorriso che i denti, candidi, rendevano luminoso. Un giorno capitò che lo aiutassi a fare manovra per posteggiare la sua auto in uno spazio stretto, tra un fuoristrada e un furgone. Fu in quella casuale occasione che ci presentammo. - Mi chiamo Giovanni, per qualcuno Jimmy - disse lui porgendomi la mano. La sua stretta, dapprima leggera, divenne decisa. - Giuseppe - dissi - ma gli amici mi chiamano Giusy. - - L’abbreviativo di “Giusy” non si addice di più a una ragazza che si chiami Giuseppina? - mi fece notare indirizzandomi uno sguardo malizioso. - Mi sentirei in imbarazzo - risposi - se gli ...
    ... svelassi il motivo per cui mi chiamano cosi! - - Mi perdoni - disse lui. Ammetto che la mia sia stata una domanda inopportuna. Le posso offrire un caffè per ringraziarla dell’aiuto che mi ha dato per posteggiare? - mi propose indicandomi un vicino Bar. Accettai di buon grado. - Preferisce che la chiami Giuseppe? - mi chiese mentre ci avviavamo verso il locale. - Mi chiami pure Giusy - le risposi, sollevando lo sguardo per poterlo guardare negli occhi. A malapena gli giungevo al mento. Mi rivelò di essere amante della musica classica e della letteratura. M’invitò a casa sua a prendere un tè e ascoltare brani di Chopin. Fu così che iniziò la nostra relazione. Jimmy viveva da single in un appartamento arredato sobriamente, nel quale non mancava il tocco femminile del vaso di fiori veri. Il suo soggiorno era molto ampio e lo aveva adibito sia da studio, sia da salotto. L’ambiente era arredato da un’ampia scrivania sulla quale era posato un PC portatile da diciassette pollici, da una spaziosa libreria colma di volumi, un tavolo circolare da soggiorno contornato da cinque sedie, e un divano. Sulle pareti erano appesi acquerelli, dipinti da mani sensibili, che raffiguranti vasi di fiori e paesaggi campestri. Presso la scrivania notai un quadretto che racchiudeva, in quella che sembrava imitazione di pergamena, la famosa frase in rime di Lorenzo il Magnifico: Com’è bella giovinezza Che si fugge tuttavia. Chi vuol esser lieto sia, Del diman non c’è certezza. In un angolo notai un attrezzo ...
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