1. Il ragazzo più fortunato del mondo (seconda parte)


    Data: 25/05/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: Gay De Maupassant, Fonte: EroticiRacconti

    ... clown. Bastò un assaggio della sua forza a ricordarmi, se mai ce ne fosse stato il dubbio, che la parte del maschio non era in discussione. Non erano passati che pochi secondi da quando avevo aperto la porta ed ero già in suo potere. Provai a liberarmi, ma il mio tentativo di fuga era pura formalità. Penso che nemmeno due uomini con un piede di porco sarebbero riusciti a smuovere quel braccio erculeo e, comunque, credo fosse più facile per me trovare la forza di allontanarlo che la voglia di scappare. Quando infine allontanò le sue labbra da me, la mia lingua continuò a cercare la sua, supplicandone ancora e nuotava, cieca, nello spazio che adesso ci divideva. Se non ero venuto era solo perché la stretta sul mio “cucciolo di cazzo”, come lo aveva chiamato il giorno prima, me lo aveva impedito. “Cucciolo di cazzo”; non so perché, ma mi piaceva un casino quell’espressione. -Ma buongiorno a te!- Le prime parole che pronunciai quella mattina. -Buongiorno cucciolo.- -Ma ti sembra questo modo di entrare in casa delle persone?- Gli chiesi quasi ridendo, ancora prigioniero tra le sue mani. -Se faccio qualcosa di sbagliato, basta dirmelo.- -No, no!- Bacio, -Hmm…ma…- Bacio, -…hai intenzione di liberarmi prima o poi o… non so, preferisci rimanere così tutto il giorno?- -Chissà. Dipende se fai il bravo.- -Io sono bravo!- Risposi, sbattendo i miei occhioni da cerbiatto indifeso. -Non è vero. Ti ho dato il mio numero e non mi hai neanche chiamato. Con chi stavi ieri sera, eh? Dio, quanto ...
    ... mi arrapi; ti ho pensato tutto il giorno. Ma lo sai che non mi era mai successo così, prima? E secondo te di chi è la colpa?- Chiese, dandomi un tenero buffetto sul naso. -Non lo faccio più, lo giuro! Ti chiamo tutte le volte che vuoi!- -No, no, no! Non mi basta mica.- Rispose nel gioco -Adesso devi farti perdonare.- -Posso farti un pompino?- Fu la prima cosa che mi venne in mente, ma trovai un modo molto più elegante per dirlo: -Ti va un massaggio?- -Hmmmm… magari!- Posso dire di avere un’ottima memoria. Avevo infatti già scolpito nella mente ogni singolo centimetro di quel corpo da sogno, eppure, vedergli togliere la canotta fu di nuovo una scoperta. Non avrei saputo dire cosa fosse più sexy; se le spalle possenti, la vita sottile o le vene azzurre che affioravano nel mezzo. I suoi pettorali non erano semplici blocchi, ma un’estasi di striature palpitanti che, serrate, parvero esplodere all’altezza del cuore. Un incavo profondo quasi due dita gli solcava i fianchi, dividendo gli addominali laterali e il pube dalla perfezione sottostante. Dio santo! Sembrava forgiato nel bronzo in cui fusero le armature dell’antica Grecia. E per quanto riguarda gli addominali… beh, anch’io avevo la mia tartaruga, ma nulla a che vedere con la sua, tanto più infossata e definita della mia. La differenza tra i nostri cubetti era la stessa che correva tra un dipinto e il marmo di una scultura. La mia sembrava disegnata a confronto. -Dove andiamo?- Chiese dopo avermi concesso un po’ di tempo per ...