L'amante prof. 2 - “voglio sentire di nuovo il tuo cazzo nel mio culo, fammelo sentire, ormai ne ho bisogno”
Data: 28/05/2021,
Categorie:
Tradimenti
Autore: siempreganas, Fonte: Annunci69
... crescita. Quel giorno però lo sciopero significava tutt'altro per me. Significava mettere in atto una vera rivoluzione, uno stravolgimento, lo stravolgimento di tutti i sensi, come profetizzava il giovane poeta francese. Arrivò prestissimo, era bella, elegante, una signora. I capelli non troppo lunghi erano legati sulla nuca. Un gilet di lana copriva la camicetta bianca di seta, mentre una gonna sotto il ginocchio fascia va le gambe velate da calze leggerissime. Non ero imbarazzato naturalmente, ma quella distanza aristocratica rispetto a me, che provenivo da una famiglia piccolo borghese di periferia, mi inibiva. Fingevo comunque disinvoltura, le offrii da bere, volle solo un bicchiere d'acqua, e ci accomodammo sul divano. La baciai, e cominciai ad accarezzarle il seno. Qualcosa non andava, stavo facendo un gravissimo errore, stavo riproducendo uno schema erotico che aveva gli evidenti limiti della macchina. Mi fermai, ci fissammo. Lei non sapeva cosa pensare, mi guardava curiosa, forse intimorita. Approfittai di questo suo breve smarrimento e le dissi, con risolutezza, che doveva alzarsi e mettersi vicino al tavolo. La volevo guardare, glielo svelai, mentre si spogliava per me. Era a meno di due passi, e ciò la imbarazzava, ma credo che lo trovasse anche eccitante. Con gli occhi bassi, lievemente arrossata in volto, si tolse il gilet, lo piegò e lo appoggiò sulla sedia accanto a lei, lo stesso fece con la camicia e poi con la gonna. Si tolse quindi le calze, era ...
... impacciata, per nulla sensuale, ma questo faceva di lei una ragazza ancora più vera, e della situazione un momento di eccitazione non solo fisica. A quel punto mi alzai, mi tolsi giusto il maglione, perché la cintura la slacciò lei, e i pantaloni si abbassarono insieme alla sua testa che arrivò lentamente all'altezza del mio membro, ormai duro già da un pezzo. Lo liberò dai boxer e lo imprigionò subito dopo tra le sue labbra. Stette lì qualche minuto, in ginocchio in mutande e reggiseno. Dietro di lei c'era il tavolo, e ne volli approfittare. La tirai su e la girai, facendola piegare sul piano del tavolo. Il suo culo, il suo bellissimo culo velato da slippini semitrasparenti si offriva al mio sguardo, impudico. Accarezzai le mutande tra le gambe e mi accorsi che erano bagnate, bagnate come non avevo mai visto prima, quasi si fosse fatta la pipì sotto. Lei respirava affannosamente, vedevo il suo seno schiacciato sulla tavola ondeggiare, mentre con la coda dell'occhio mi guardava chiedendosi cosa avrei fatto, o chiedendomi di fare qualcosa, al più presto. Mi chinai, le sfilai le mutandine, avvicinandole al naso per sentirne l'afrore. Sì, c'era anche dell'urina insieme al viscido umore del piacere, e me le infilai in bocca per succhiare ogni liquido e farlo mio. Lei se ne accorse, emise un gridolino e schizzò altra pipì, che colò tra le sue gambe ma anche tra le mie, calda. Subito dopo cominciai a leccarla, riprese a urinare, sibilando, e stavolta la feci scorrere sulla lingua e ne bevvi ...