1. L'amante prof. 2 - “voglio sentire di nuovo il tuo cazzo nel mio culo, fammelo sentire, ormai ne ho bisogno”


    Data: 28/05/2021, Categorie: Tradimenti Autore: siempreganas, Fonte: Annunci69

    ... come un cane. Dopo che ebbe finito mi soffermai poco però sulla figa, perché mi accorsi presto che a farla godere era la punta della lingua sull'ano. Era totalmente abbandonata, inturgidivo la lingua per poterla meglio penetrare. Cominciò a toccarsi il clitoride, e a miagolare, quasi stesse piangendo. Anzi rideva. O forse era una sensazione così forte e intensa che anche le stesse emozioni finivano per confondersi. Era pronta, spalancata, e anche io ormai volevo solo sentire il calore del suo sesso avvolgermi. Mi alzai e la riempi di me, cominciando a cadenzare lentamente il ritmo, per sentire dapprima le sue labbra interne accogliere il mio glande e poi le labbra esterne solleticarmi i testicoli. Non volevo, non potevo abbandonare il suo ano, e perciò, sempre inumidito dalla saliva e dal suo stesso umore, le tenevo il pollice della mia mano a solleticare le lo sfintere. Avevamo i piedi nell'urina, e non mi sentivo comodo. Dovevamo passare a un'altra fase. La presi, la portai nell'altra stanza e ci togliemmo ogni residuo di vestito. Si mise supina, ma le spalancai le gambe e gliele alzai. Non volevo mettere il preservativo, necessario nelle nostre condizioni, per cui presi una decisione e leccandoglielo ancora una volta, per inumidirlo, le appoggia la punta del pisello sul culo. Fu lei stessa che si prese le gambe da sotto le ginocchia, per tenersi ancora più inarcata e permettermi di entrare comodamente. Glielo spinsi dentro, lo risucchiò, ...
    ... dopo la punta, che entrò con una certa facilità, sentì del dolore. Lentamente entrai fino in fondo, e quel dolore si mutò in estasi. Cominciò a gridare, letteralmente. Per fortuna la casa che avevo affittato era isolata, senza vicini, altrimenti avrebber sicuramente chiamato la polizia. Quanto mi fai godere, brutto stronzo, mi diceva, aprimi il culo, ancora, ripeteva assatanata, e intanto si masturbava il clitoride. Cominciai a stantuffarla sempre di più, e sempre di più lo sfintere cedeva, ammorbidendosi. Venni come tra cuscini soffici che si stringevano in contrazioni forti come morsi, morsi avviluppanti, naufrago tra le urla indiavolate del suo orgasmo. Alla fine eravamo entrambi in lacrime. L'emozione era stata troppo potente. Dolcemente, io continuavo a fare su e giù nel suo culo, perché il pisello non finiva di perdere vigore. Stesi di lato ondeggiavamo, prima quasi per gioco, poi sempre più decisi. Mi venne di nuovo duro, e ricominciammo. Questa volta non ci fu neanche bisogno di masturbarsi. Venne per la seconda volta, mentre io le riempivo nuovamente gli intestini di sperma.
    
    Stavolta terminammo ridendo, una risata liberatoria, che terminò soltanto quando si fuse in un unico grande sorriso a due. E ci baciammo.
    
    Il primo messaggio che mi arrivò da lei, quella sera, me lo scrisse dal bagno di casa sua, mentre il marito guardava un film in tv. “Voglio sentire di nuovo il tuo cazzo nel mio culo, fammelo sentire, ormai ne ho bisogno”.. 
«123»