Ricordi dei vent'anni
Data: 31/05/2021,
Categorie:
Etero
Autore: Franco 018
Avevo appunto vent'anni ed ero un disastro a scuola perchè tutto facevo fuorchè studiare: ragazze bellissime, disponibili ad ogni forma di sesso ed che avrei dovuto diplomarmi a diciott'anni, due anni dopo ero ancora al Liceo. Mio padre fu costretto a segregarmi in una Abbazia dove i frati affittavano stanze agli studenti per prepararmi agli esami di Settembre, di riparazione, e lì il paesino aveva solo settanta abitanti, vecchi in prevalenza poi ragazzini con mamme messe male, perciò lì studiai per forza, non avendo alternative. Andavo anche alla Messa alla Domenica con lo scopo di cercare tra le presenze femminili una donna giovane da trombare. Un giorno però, trovandomi a passeggiare dopo pranzo nella via unica del paesino, vidi una ragazza un pò bruttina di viso ma un corpo da rimanerci incollato con gli occhi. Vidi che entrava dritta nell'Abbazia e, dato che era estate, decisi di rifugiarmi dal caldo nella Chiesa. Vidi che al confessionale c'era un comodo sedile con cuscino e mi ci accomodai con il libro sulle ginocchia. Mi venne poi la curiosità di tirare la tendina per provare l'emozione di sentirsi impegnato a confessare. Ironia della sorte: non avevo sentito entrare nessuno ma sentii però bussare sulla grata ed intravidi il viso della ragazza vista prima sulla strada del paesino. Che fare? Rivelare subito la mia reale identità o indossare falsamente l'abito sacerdotale? Per uno come me, sempre pronto a scherzare con tutto e tutti, decisi di autonominarmi Padre ...
... ecc.. Non sapendo cosa dice il padre quando confessa, borbottai frasi incomprensibili anche a me stesso e dopo esortai la fanciulla a confessare i suoi peccati: Iniziò a parlare delle sue debolezze che la portavano alla ricerca di figure maschili nude su certe riviste ed infine concluse col suo pensiero più tormentante: aveva incontrato un giovane moro e bello che le aveva dato un profondo sguardo e che, nell'osservarla aveva lasciato cadere un libro dalle mani, facendolo piegare e mettere in mostra un membro assai voluminoso che sembrava scoppiare dentro i pantaloni. Cribbio! Quel giovane in questione ero proprio io a ripensarci sopra e così mi diedi da fare per spianarmi l'aggancio alla pollastrella. Le dissi che se il tipo le piaceva, non doveva avere incertezze, esitazioni, anzi, avrebbe dovuto fare di tutto per interessare il giovane e non fermarsi al pudore, alla timidezza, perchè l'amore bisogna viverlo interamente, sia spiritualmente che sessualmente. Insomma le feci capire che il peccato maggiore era rinunciare ai piaceri del sesso. Chiedendole poi se aveva ulteriori peccati da confessare, lei rispose di no ed allora le diedi l'assoluzione. Le chiesi poi il suo nome. Disse di chiamarsi Livia, poi andò via. Attesi di sentire chiudere il portone poi sgattaiolai fuori da lì e corsi sulla strada dove trovai lei che parlava con una signora. Mi feci ben notare e presi la strada della campagna. Mi fermai dietro ad un cespuglio e, come avevo previsto, lei sopraggiunse a passo ...