Un debole per suo padre
Data: 17/06/2021,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Emanuele, Fonte: EroticiRacconti
Sono sempre stato amico, fin dall'infanzia, di un ragazzino chiamato Massimo. Eravamo sempre insieme e facevamo ogni cosa chiedendoci qual era il nostro punto di vista. Eravamo inseparabili, insomma. Quello che però non sono mai voluto dirgli è che ho sempre provato una forte attrazione per suo padre fin dal primo momento in cui gli ho posato gli occhi addosso. Suo padre si chiamava Paolo: era un uomo alto circa 1.85 m, corporatura possente, barba nera e folta, occhi scurissimi e un carattere duro, imponente e di indole solitaria. Io impazzivo per lui e per tutti gli uomini così. Tutto cominciò un pomeriggio di primavera. Avevo 20 anni (e lui circa 45). Andai a prendere il caffè a casa loro perché era ormai molto tempo che non vedevo i genitori di Massimo. Eravamo Massimo, Paolo, la mamma di Massimo ed io seduti a tavola. Per raggiungere casa loro dovetti chiedere un passaggio al mio amico, in quanto la mia macchina l'avevo lasciata in revisione dal meccanico del paese. Durante la conversazione io non feci altro che fingere di trovarmi a mio agio appoggiato al bordo del tavolo, con il caffè caldo in mano. Durante una pausa di conversazione, il telefono della mamma di Massimo squillò: era una loro zia che chiedeva aiuto per la riparazione di un computer. Massimo se la cavava bene con la tecnologia e quindi si sentì costretto a recarsi a casa della noiosissima parente. Mi sentii un po' in imbarazzo per essere al centro di quel discorso "No, lascia! Lo porto io a casa." ...
... oppure: "E' senza macchina, come torna a casa?". Dopo qualche minuto, Paolo esordì: "Lo porto io a casa. Tanto devo passare da lì per andare in città a prendere il pezzo di ricambio per la Jeep da portare in carrozzeria." Lui lavorava in una carrozzeria e io OVVIAMENTE non portai la mia macchina da lui. Perché? Perché ero un allocco. Solo sentendo quelle parole, un brivido di eccitazione misto ad ansia mi attraversò lo stomaco. Il mio cazzo cominciava ad indurirsi. Incrociai le gambe. "Va bene Pa'" disse Massimo. "Ci vediamo dopo!" Salutò anche la moglie di Paolo e uscirono dalla porta. Guardai Paolo negli occhi e feci un sorriso un po' imbarazzato a quell'uomo che ormai mi aveva visto crescere. Lui, con la schiena contro il piano cottura, mi guardò con quello sguardo duro, severo, con quelle sopracciglia aggrottate, scure e folte. Ebbi un momento in cui sentii solo il mio cuore accellerare il battito. La macchina sviò nel vialetto. Il cancello si chiuse. Ero pietrificato. Lui continuava a guardarmi, in attesa. "A che ora devi scendere in città?” "Quando ne ho voglia. Ora voglio rilassami un attimo. Ho lavorato come una bestia tutta la mattinata." Allargò le braccia, si stirò e.. Allargò anche le gambe. Aveva un paio di pantalontici blu scuro che lasciavano intravedere gli slip bianchi. Aveva delle gambe possenti e pelose, dei polpacci muscolosi, un bacino largo, una pancia non molto sporgente, dei pettorali prominenti e sodi, delle braccia spesse e muscolose.. Ebbi un accenno di ...