Giulia
Data: 02/01/2018,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Mr. Kalin
... benché minima idea di che cosa debba fare: e come se non bastasse, il solo pensiero – da cui cerco di fuggire- della mia bambina messa al centro di un branco di pervertiti che glie lo strofinano sul viso e le palpano quel meraviglioso seno, il solo pensarci me lo fa scoppiare nei pantaloni. Tutto ciò mi manda ai pazzi. 2. Nella testa di Giulia “E ora torna da quel fallito di tuo padre, e digli che ha fatto proprio un buon lavoro a crescere una figlia puttana come te… scommetterei che l’ha fatto apposta ad adottarti e farti diventare una vacca sottomessa, sapendo che presto o tardi sarebbe rimasto senza nemmeno le mutande da vendersi per pagare i debiti!”. Seguivano grasse risate da parte di tutti i presenti, che ora riecheggiavano nella testa di Giulia come un’insopportabile loop. Ovviamente non avrebbe riportato nulla di tutto ciò al patrigno, che l’aveva messa in quella assurda situazione ma che ora, lo capiva, ne soffriva quanto o più di lei. “Signori, vi presento Giulia Cesarini, la figlia del noto bancarottiere che qui tutti ben conosciamo!” Risate e applausi dei presenti. Giulia non aveva mai sentito parlare così del padre adottivo, prima di allora. Era cresciuta nella convinzione che l’uomo, cui doveva il suo tenore di vita ben sopra la media, fosse un professionista stimato da tutta l’élite cittadina: e ora, che doccia gelata era stata vedersi lì, derisa da quelli che aveva sempre visto come suoi simili. Direttori di banca, avvocati, notai: in loro riconosceva i ...
... padri delle sue compagne di classe, ed anche se per puro caso nessuno di loro lo fosse stato, era matematicamente certo che qualcuno di quei volti l’avrebbe rivisto fuori dal liceo privato che frequentava -come peraltro i figli di chiunque contasse qualcosa in quella merdosissima città. Quella gente in qualche modo la conosceva, e ora l’avevano fatta spogliare, ammanettata e la stavano facendo gattonare nuda ridendo di lei, della troia che era stata “adottata dal padre per pagargli i debiti succhiando cazzi ahahahhaha”. A lei tutto questo non faceva ridere. Certo per ora non sapeva nemmeno dire con certezza che cosa le avesse fatto provare, ma non le faceva ridere… e quelli avevano riso di lei, tutti avevano riso di lei - mentre glie lo strofinavano sul viso, o mentre la scopavano o la palpeggiavano come un oggetto. A questo pensava Giulia tornando a casa; non a che razza di stronzo fosse stato suo padre che l’aveva praticamente venduta, sapendo benissimo a cosa sarebbe andata in contro; e nemmeno a che cosa le era successo nelle ultime ore: ci sarebbe stato tempo per rielaborare, per rimettere assieme i pezzi del mosaico di che cosa le avevano fatto fare in quelle ore, e per capire che cosa questo le avesse fatto provare. Per ora, non poteva che pensare a che cosa avrebbe fatto se qualcuno, d’ora in avanti, l’avesse riconosciuta come “Giulia la troia, la figlia di quello che voleva scappare coi nostri soldi”. Era chiaro che qualcuno prima o poi l’avrebbe riconosciuta, per strada ...