Nel lucore incerto del primo mattino - 4
Data: 10/07/2021,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: adad, Fonte: Annunci69
... possibile, ti lascerò andare. Ma voglio sapere… ne ho diritto, per il bene che ti voglio.”
Tommaso rimase a lungo in silenzio, poi strinse le mani di Alberico fra le sue e:
“C’è una maledizione nella mia famiglia…- cominciò con voce esitante – Si presenta ad ogni generazione, e stavolta è toccata a me.”
“Non capisco…”
“E’ una malattia… - continuò con voce rassegnata, quasi non vedendo l’ora adesso di arrivare alla fine – Sono un lupo mannaro…”
“Cos’è che sei?”, fece Alberico incredulo.
“No, tranquillo, non mi trasformo, - continuò il giovane con un mesto sorriso – quelle sono sciocchezze da telefilm. In realtà è come un frenesia che ci prende, un impulso selvaggio di distruggere, di uccidere.
Quando ci prende siamo pericolosi per chi ci sta vicino, è meglio lasciarci liberi di correre nei boschi, nelle campagne…Finché ci svegliamo la mattina chissà dove.”
“E questo succede la notte del plenilunio, giusto?”, chiese Alberico attingendo alle cose che si dicevano.
“Sì… e la mattina dopo mi hai trovato tu, in quel campo.”
“E se ti avesse trovato qualcun altro?”
Tommaso fece spallucce.
“Non è raro che qualcuno spaventato ci spari addosso.”
“Non dirlo neanche per scherzo!”, gemette Alberico stringendolo a sé in un abbraccio forsennato.
“E stanotte sarà il plenilunio…”, mormorò costernato.
“Sì…”
“C’è ancora tempo, allora, facciamo l’amore: forse è l’ultima volta.”
E fecero l’amore; lo fecero come non l’avevano mai fatto, quasi ...
... volessero concentrare in quei pochi istanti le migliaia di ore future che non avrebbero mai vissuto.
***
Era notte fonda, il buio era totale, quando Tommaso aprì gli occhi. Era nudo, ma non ricordava di essersi spogliato… non ricordava neanche di essersi assopito.
Non ricordava niente dopo aver fatto l’amore per tutto il pomeriggio.
Fece per muoversi e solo allora si accorse di essere legato! Saldamente legato mani e piedi su quella che sembrava una vecchia brandina. E si trovava al chiuso. La luna era bassa, la crisi non era ancora iniziata.
Cercò di scuotersi: inutile, i legamenti erano solidi… Un panico freddo lo prese, freddo come il sudore che gli gelò la pelle. Un brivido gli corse per le ossa… Il chiarore che penetrava da una finestrella era andato aumentando… La luna saliva verso il suo culmine… La luna lo stava chiamando…
“Oh, buon Dio, aiutami…”, gemette col suo ultimo pensiero cosciente, prima che una scossa violenta lo squarciasse e la follia gli prendesse la mente.
Urlò il giovane, urlò con tutte le sue forze, dibattendosi con furia selvaggia, gli
occhi sbarrati, la gola tesa, i polmoni in fiamme. Doveva correre, doveva sfogare la sua rabbia, ma i legacci resistevano ai suoi strappi disperati e l’unica cosa che poteva fare era dibattersi e urlare la sua disperazione.
Accosciato fuori dalla porta, Alberico si sentiva stringere il cuore fra la pena e il terrore. Sperava che i legacci reggessero, altrimenti…
Ad un certo punto, non resistette ...