1. Al supermercato di viale papiniano


    Data: 04/01/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: Isaac

    L'autunno della terza, in quella vetusta e rinomata scuola media del centro, era iniziato con certe strane inquietudini: l'assegnazione dei posti in classe m'aveva messo in prima fila accanto alla compagna che m'ispirava pensieri romantici sin dal primo anno, una morettina coi capelli lisci a caschetto e la erre moscia, pensieri contraddetti da altri, men romantici, che mi ispiravano i piedi dell'insegnante di lettere da sotto la cattedra e che in quell'autunno mite ancora erano scoperti, le unghie smaltate di rosso come i sandaletti, l'arco plantare così flessuoso.
    
    Dall'estate appena finita, però, un terzo genere di pensieri s'era aggiunto agli altri due, riguardava una suscettibilità nuova che m'ero scoperto negli afosi pomeriggi d'agosto in cui restavo solo in casa, la luce che filtrava dalle tapparelle abbassate, l'assordante frinire delle cicale e certe insistite letture dell'enciclopedia dell'arte, la contemplazione assorta di quadri e sculture, in particolare dei pingui deretani di naiadi e dee.
    
    M'ero sorpreso a specchiarmi di tre quarti per valutare il mio, di sedere e, nonostante l'inesperienza e il fisico impubere, o forse proprio per quello, m'ero scoperto possessore d'un culetto tonico, glabro e femmineo, quasi a mandolino; da lì a vellicarne con le dita il solco, eppoi ad aprire le natiche con ambo le mani per spiarne il bruno bocciolo celato all'interno fu un passo, e un altro passo ancora la dapprima cauta, poi più decisa introduzione della punta ...
    ... del medio, seguita previo umettamento con la saliva di buona parte del dito.
    
    L'emozione torbida che mi dava quel gesto osceno mi faceva avvampare, e girare la testa, ormai ogni occasione era buona per infilarmi le dita nel culo, dato che da uno ero passato a due, non senza qualche sforzo, nel giro di pochi giorni e con l'ausilio dell'olio da cucina di cui m'ero riempito una boccetta che tenevo nascosta nella mia scrivania.
    
    Poi un giorno, a scuola iniziata e in mezzo al fuoco incrociato di quei desideri contraddittori, i sospiri per la compagna di banco, le deglutizioni affannate per i piedi della mia insegnante e gli spasmi del mio culetto vizioso, ebbi una folgorazione: lo vidi, proprio quello tra tanti, incellofanato in una vaschetta di polistirolo al supermercato di viale Papiniano mentre accompagnavo mia madre a fare la spesa. Un cetriolo dalla forma affusolata e lievemente curvo, lo presi per soppesarlo, lo strinsi tra le dita per valutarne la consistenza eppoi lo riposi pensieroso.
    
    Tornato a casa ci pensai tutta la notte e il giorno dopo, uscito da scuola ripassai al supermercato. Lui, proprio lui, era ancora lì, pensai fosse un segno del destino e lo comprai.
    
    Ebbi l'impressione, ma forse fu solo la mia coda di paglia a darmi quella percezione, che la cassiera, vicina di casa, avesse un moto di riprovazione di fronte a quel ragazzetto ipersebaceo e impacciato che le si presentava davanti con in mano un cetriolo; temetti avesse capito le mie intenzioni e ...
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