1. L'amor profano


    Data: 18/07/2021, Categorie: Trans Autore: singlebsx58roma, Fonte: Annunci69

    ... riaccompagno?” le chiesi, “No grazie, ciao e…. se ci ripensi, ricordati, Bocca di Rosa” fu la sua risposta. E come potevo scordarmelo? Quelle labbra sembravano petali di “Janet’s pride”….
    
    Imboccai la tangenziale per rincasare. Non sapevo ancora di aver contratto il “virus”. Ed il virus si presentò quella stessa notte. Come poggiai la testa sul cuscino e chiusi le palpebre, mi si presentò il viso sorridente di Anna. Quegli occhioni neri profondi, e quelle labbra che mi chiamavano “sono Bocca di Rosa, sono Bocca di Rosa….”
    
    Ma perché cazzo faceva la puttana? Mi chiesi più volte. Con la bellezza che possedeva aveva non solo il pugnale, ma anche la spada, la pistola, il fucile, dalla parte del manico. Avrebbe potuto avere il mondo ai suoi piedi. La sua immagine accompagnata da questa domanda era diventata un tarlo, la punta di un cacciavite che si era conficcato nella carne e mi torturava.
    
    Cominciai a girarmi e rigirarmi nel letto, invidiando mia moglie che dormiva tranquilla, finché al mattino Morfeo pietoso, si prese cura di me.
    
    Ma il virus del desiderio era ormai dentro di me. Nei giorni seguenti cominciò a manifestarsi anche in ufficio. Bastava che mi rilassassi e chiudessi gli occhi un attimo per far si che sul monitor della mente comparisse il viso di Anna.
    
    Ritornai dopo qualche giorno sul viale “dell’amore profano”.
    
    “Ciao, posso offrirti qualcosa dal paninaro?” dissi dopo aver abbassato il finestrino. Lei rimase un attimo sbigottita, poi riconoscendomi ...
    ... “Ah sei tu? Ciao, va bene andiamo”.
    
    Arrivammo dal paninaro, prendemmo le bevande ed andammo in macchina. Avevo davanti a me la dea dell’amore, la sacerdotessa del sesso.
    
    Tutto di lei era da ammirare. Dai capelli, agli occhi, dalle labbra, alle orecchie, dal collo, al seno, dalle cosce, alle ginocchia, alla punta dei piedi. E poi quella pelle brunita, come fosse abbronzata.
    
    In quel momento avrei voluto annientare quanto ci circondava per ritrovarci su di una nuvola.
    
    Anche quella sera parlammo un po’, discorsi meno banali del primo incontro, discorsi più profondi da cui vennero fuori i propri “io”, le nostre identità interiori.
    
    Un velo di tristezza calò sul suo viso. La scoperta della sua identità sessuale, l’essere nata in un corpo sbagliato, la scelta dapprima sofferta di accettarsi, e poi di battersi per essere se stessa. La non accettazione della famiglia e della società. La decisione di lasciare il sud America e venire in Italia. La dura realtà della prostituzione come unica chance per vivere.
    
    “Meno male che ogni tanto incontro qualche persona simpatica come te” disse infine sorridendo per chiudere il discorso.
    
    La riaccompagnai e salutandoci mi dette un bacio…..un innocente bacio sulla guancia, ma fu un bacio vero, profondo, intenso. Lo percepii distintamente mentre con la mano mi carezzava l’altra guancia.
    
    Ormai ero un suo prigioniero, non avevo più scampo, il virus cominciava a dilaniarmi.
    
    Vedevo il suo viso dappertutto, non solo sul monitor del ...