In quell'ufficio (2)
Data: 06/01/2018,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: rosamatura60
IN QUELL’UFFICIO (2 e fine)
I miei lamenti si fecero sempre più tenui, continuavo a dire lasciatemi ma sempre più piano, mentre impetuosi crescevano i miei sospiri di piacere.
Lui intanto era con la bocca sul mio monte di Venere, alitava fiato caldo che sembrava entrarmi dentro e donarmi un fuoco sconosciuto. Come poi avrei scoperto, amava far attendere la sua compagna, lo eccitava vederle crescere il piacere.
In realtà sapeva distruggerti facendoti salire la voglia oltre ogni limite ed in quell’occasione non venne meno alla sua specialità: far impazzire la mente della compagna. Lambiva leggermente le mie labbra vaginali, ne solleticava i peli e la sensazione era davvero mai provata. Pareva che ogni pelo fosse come un tentacolo ricevente e quando lo sentivo lambire con la lingua una scarica di adrenalina sconvolgeva il mio essere. Continuava imperterrito, nonostante le mie colleghe stessero offrendogli uno spettacolo altamente erotico, Emanuela e Patrizia, che mi tenevano larghe le braccia continuavano a lambire la mia pelle con la loro lingua, dal braccio, alle ascelle, ai seni, alla pancia. Alessandra si era inginocchiata ed onorava il suo membro suggendolo vorticosamente mentre si carezzava la vagina, Debora si godeva la scena ora toccandosi ora toccando nell’intimità le altre ora toccando il mio corpo ed io ormai diventavo sempre più tremante e mi sentivo come una preda sacrificale, dovevo essere immolata al dio piacere. In un muto accordo ciascuna contribuiva ...
... a rendere viva ogni cellula del mio corpo, donandomi sensazioni mai provate, un’intensità sconosciuta. Lui continuava la sua opera di disgregazione e si limitava a lambire esternamente il mio clitoride e la mia vagina, due volte succhiò più intensamente il mio clitoride.
Fu in quelle occasioni che ebbi nitida la visione del paradiso.
Il mio corpo ormai non mi apparteneva, vibrava, tremava, si muoveva per suo conto.
La professoressa compita non era più in quella stanza, lì era presente solo una donna che ora voleva godere. Il liquido del desiderio scese lungo i miei condotti, attraversò il mio utero ed inumidì la mia vagina. Le mie labbra vaginali cominciarono a mostrare i segni di quello tsunami che cominciava a sconvolgere la mia anima. E mi trovai a pensare che non volevo altro che godere, incapace di chiederlo.
Fu una lunga anche se piacevole tortura e, come sempre accade, la ricerca del piacere si trasforma in sensazioni dolorose se non viene placata ed io, realmente, cominciai ad avvertire dolore. Un dolore che attraversava l’interno del mio corpo e si propagava fin sulla soglia della mia vagina, ma che mi faceva formicolare gli arti, fin sopra la testa sotto la cute dei miei capelli. Eppure ancora non riuscivo a chiedere di più, passivamente attendevo, preda di piacere e di quella sensazione di dolore.
Perfida Debora si smascherò “Rosa se non chiederai di essere penetrata continueremo così, a tenerti sul limite del piacere, fino a quando non potrai più ...