Racconto triste, nero come la notte
Data: 23/08/2021,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Hardcore,
Dominazione / BDSM
Autore: antonio_fusco, Fonte: xHamster
... fingere non era l’attività che le riuscisse meglio. Aveva gli occhi lucidi e sembrava che i muscoli del suo viso si sforzassero faticosamente per non piegarsi in un’espressione disperata. Abbassai lo sguardo al banco, ingobbendomi sul mio bicchierino e afferratolo trangugiai tutta d'un fiato quella vodka secca, che mi pugnalò lo stomaco. Dopo qualche secondo mi sentii più leggera, quasi svolazzante sul soffitto di legno del locale, anziché seduta sullo sgabello.“Senti, me ne daresti un altro?”, chiesi ad Alina, non appena ricomparve sul retro del banco.“Certo”, sorrise lei, con aria leggermente risollevata, “però non posso darti la stessa vodka di prima, quella era solo un assaggio per una cliente speciale, ti do un’altra vodka”.Quelle parole mi lasciarono di stucco. Perché io ero una cliente speciale, forse perché sembravo solidale con lei? Forse perché le piacevo? La mia confusione si riversò anche all’esterno e mi fece dire una cosa che mai avrei pensato di poter dire.Parte II“Sei molto bella, mi piacerebbe farti un po’ di compagnia qualche volta”, dissi tutto d’un fiato.Senza scomporsi minimamente, Alina prese un altro bicchierino, lo posò sul banco con forza e dopo aver versato altra vodka russa sia a sé che a me, lo sollevò in aria. “Salute”, disse guardandomi negli occhi.“Salute”, risposi io facendo lo stesso.Bevemmo tutto d’un fiato il bruciante liquido e posammo il bicchiere sul banco. Durante la successiva mezzora, mentre cercavo di ritornare coi piedi per terra ...
... in modo da riuscire ad andarmene a casa, guardai Alina muoversi fra i tavoli di legno nerastro del bar. Il modo in cui riusciva a scivolare tra gli angusti spazi del locale muovendo i fianchi come una danzatrice del ventre, la faceva sembrare un'artista del ballo succube di uno scherzo di cattivo gusto. Dopo un altro quarto d'ora di rintronamento, decisi di provare a trascinarmi verso casa, che fortunatamente non era lontano dalla zona. Mi sembrava che tutte le persone del bar fossero dentro la mia testa, insieme al loro confuso vociare. Mi voltai lentamente da tutte le parti per vedere Alina, in modo da poterla salutare, ma in quel momento sembrava scomparsa. Senza aspettare oltre, onde evitare di impazzire, agguantai la giacca e corsi verso l'uscita. Un secondo dopo mi ritrovai lunga e distesa per terra, inciampata su una manica della mia stessa giacca che mi stava scivolando da sotto il braccio. Nell'ubriachezza del momento mi resi conto di aver battuto forte un ginocchio, ma l'alcool attutì il dolore. Sentii una mano che dolcemente si posava sulle mie spalle. “Tutto bene?”, chiese con un filo di preoccupazione la voce di Alina.Ancora stesa a terra alzai lo sguardo al soffitto e vidi i suoi dolcissimi occhi impegnati in un'espressione vagamente contrita.“Si si, ti ringrazio”, risposi alzandomi più velocemente che potevo.“Aspetta...”, sentii ancora pronunciare dalla sua voce, mentre mi scaraventavo fuori. L'aria gelida di dicembre mi riportò immediatamente alla dura realtà ...