Racconto triste, nero come la notte
Data: 23/08/2021,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Hardcore,
Dominazione / BDSM
Autore: antonio_fusco, Fonte: xHamster
... nostro amore era nato tra quelle sgretolate mura, ma aspettava di esprimersi altrove, in un qualche imprecisato luogo lontano. Ora che io stavo per andarmene, lei aveva improvvisamente deciso di toccarmi, sebbene in modo fugace e fortuito, ma quanto bastava per rendere più tormentosa la mia dipartita. Eppure avevo anche la strana sensazione che mi nascondesse qualcosa. Già da un paio di settimane si comportava in modo diverso dal solito, aveva stretto amicizia con alcune detenute che mai prima di allora aveva considerato. Non le avevo chiesto spiegazioni perché mi sembrava volesse tenere per sé le cose di cui confabulava. In ogni caso, ormai era tardi per parlarne. Paola, la guardia bionda e dalla rosea carnagione, arrivò a prelevarmi. “Avanti cara”, disse sorridendo, “il tuo uomo ti aspetta all’uscita”. “Chiusi gli occhi e abbassai il capo, mentre le mani bollenti di Lucia si allontanavano da me, lasciandomi in una solitudine peggiore della morte. Sorrisi con ironia, visto che Paola sapeva benissimo che non mi importava niente di mio marito. “Paola, come avrei fatto qui senza di te”, sospirai girandomi a guardarla. “Come avrei fatto io invece senza di te”, replicò con aria molto seria, cheper un attimo mi fece sospettare che anche lei mi amasse. “Beh, ma ti lascio tutte queste donne”, continuai. “E meno male”, gridò Paola, sarcastica, rivolgendosi al corridoio lungo il quale erano incastonate le varie celle, ottenendo come risposta qualche sberleffo. Mi alzai e andai verso ...
... di lei, le baciai una guancia, dicendole: “ti auguro di trovare quella giusta”. Lei sorrise e mi invitò a uscire da quella gabbia, unica vera dimora che oramai conoscessi. Con un piede dentro e uno fuori mi voltai a guardare Lucia un’ultima volta. “Nontiscordardime”, disse lei sottovoce, stesa sul suo grigio lettino. “Certo che no”, risposi con voce strozzata, “come potrei...”. “Nontiscordardime, è il nome di quei fiori azzurri che abbiamo trovato vicino allo stagno”, sussurrò. “Coraggio”, disse la carceriera, “dobbiamo essere puntuali con l’orario di uscita, non sia mai che la prigione ti abbia sulle spalle un minuto in più del previsto”. Risi, anche se i miei occhi continuavano a lacrimare. “Addio”, dissi voltandomi verso Lucia un’ultima volta. Ma lei era sparita, probabilmente nel microbagno interno alla cella. Qualche minuto dopo il portone della prigione si spalancò. Il sole era così abbagliante che mi sembrò di aprire gli occhi per la prima volta. Solo in quel momento mi resi conto che era primavera. Vidi Lorenzo, mio marito, di spalle che fumava. Non lo vedevo da almeno due anni, ma quando si girò a guardarmi mi accorsi che non era cambiato affatto. “Ciao Alice”, disse gettando a terra il mozzicone di sigaretta per poi schiacciarlo sotto una scarpa. Non risposi. “Non sei contenta di vedermi?”, chiese con un sorriso beffardo stampato sulla faccia, “beh, nemmeno io, abbiamo già le carte pronte, basta che firmiamo, se è consensuale non c’è alcun problema”. Ero entrata in ...