1. Un amore così grande


    Data: 09/01/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: IlBaroneRosso, Fonte: Annunci69

    ... sorridevano mentre parlava, non respingeva le mie carezze, quasi sembrava che le piacessero, ormai non c’erano più capelli da scostare, era il piacere di toccarle il viso che muoveva la mia mano, senza vergogna le carezzavo la faccia, poi la bocca, le labbra rosa.
    
    Non resistevo più, ho cominciato a baciarle il viso, e lei non ha respinto il mio bacio, allora ho continuato, le baciavo la guancia, sentivo un lieve profumo di pesca, era una pesca che stavo baciando, non una guancia.
    
    L’ho assaggiata anche, questa pesca, con la punta della lingua appena appena sfioravo la sua pelle dolce e profumata. Senza accorgermi, la mia lingua si stava avvicinando all’angolo destro della sua bocca, le sue labbra erano a meno di un centimetro dalle mie.
    
    Non avevo più paura, ormai, avvicinai ancora di più le mie labbra, ora un angolo della mia bocca era sull’angolino della sua, non mi cacciava via, non le davo fastidio.
    
    Ancora continuavo, la punta della mia lingua sfiorava le sue labbra, di certo se n’era accorta, non protestava, non rifiutava, la mia bocca era sulla sua, la mia lingua umettava le sue labbra.
    
    Me lo stavo immaginando io, oppure davvero anche lei aveva socchiuso le sue?
    
    Non era un sogno, quella che la mia lingua incontrava era la sua.
    
    Piano piano, non c’era bisogno di gesti violenti, non era il caso, non era il momento, non c’era motivo di fare gesti violenti.
    
    Cominciò un bacio, il nostro bacio, un lungo autentico bacio d’amore, con l’intreccio delle ...
    ... lingue, le labbra premute, le mie contro le sue labbra di velluto, appiccicate per non perdersi nemmeno un alito, nemmeno una stilla di umidità della sua bocca volevo perdermi, e lei sembrava volesse bere tutta la mia lingua, tanto me la chiedeva e me l’attirava con la sua.
    
    Le recitai una piccola poesia dedicata a lei, la mia traduzione di qualche verso di una più celebre, di duemila e seicento anni fa.
    
    Quand’io ti veggio palpitar mi sento
    
    nel petto il core, in quel beato istante
    
    non v’ha più suono d’amoroso accento
    
    sul labbro ansante.
    
    Si avvicinò lei, per ringraziarmi delle mie parole ispirate, nate dal cuore oltre che dalla testa e dalla pancia e non sto a dire da cos’altro.
    
    Avvicinò la bocca e le labbra aperte per cercare un altro bacio, lungo intenso interminabile.
    
    Mi fermai un attimo, non perché mi mancasse il respiro, non era vero, avevo respirato il fiato suo, e mi bastava, non chiedevo niente di più.
    
    Mi fermai perché volevo guardarmi in giro; forse qualcuno ci stava osservando, forse qualcuno si stava scandalizzando nel vedere le nostre due figure, il mio corpo quasi addosso al suo e i baci che univano le nostre bocche, e le lingue che s’inseguivano dentro e fuori le nostre bocche. No, nessuno ci faceva caso.
    
    Non ti preoccupare, mi diceva lei, qui si vede ben di peggio, di solito qui ci sono i gay che fanno l’amore, ma non come noi adesso, non i baci sulla bocca, come noi, anche se i nostri sono baci così sensuali. No, quelli fanno proprio ...