1. Abrazo


    Data: 28/01/2018, Categorie: Etero Autore: HarrymetSally, Fonte: Annunci69

    Ballare tango a Milano, per una donna, significa infilare l’autostima nell’affettatrice.
    
    In primo luogo, non importa quanto giovane, bella e dotata tu sia, finirai sempre per trascorrere la notte appiccicata ad un vecchio i cui problemi di peso sono superati soltanto dai suoi problemi di traspirazione.
    
    In secondo luogo, questa storia del “solo noi facciamo il vero tango” è talmente diffusa tra i maestri che delle due l’una: o qualcuno racconta palle, oppure il vero tango non esiste per definizione.
    
    Infine, le rare volte in cui non ti imbatti in qualche disperato mezzo affogato nel proprio sudore, ti tocca subire una vera e propria lezione privata a cura di qualche altezzoso veterano della Milonga, barattando una tanda decente con una umiliazione pubblica che nemmeno la più perfida insegnante di educazione tecnica delle medie si sognerebbe di impartire.
    
    Avevo deciso di non mettere mai più piede in una Milonga milanese due anni addietro, durante una notte buia e tutto sommato tempestosa, nella quale in quindici minuti avevo potuto apprezzare la summa delle catastrofiche eventualità sopra elencate.
    
    Neanche il tempo di mettermi le scarpe, e mi ero ritrovata avvinghiata a un anziano signore sudaticcio, che ballava una versione del Milonguero a metà strada tra un incontro di wrestling e la replicazione cromosomica.
    
    La seconda tanda fu con un ragazzo napoletano che fabbricava saponi in Brianza, parlava con un artefatto accento argentino e sosteneva che il suo ...
    ... maestro era stato nelle milonghe più dure e pure delle ramblas e ovviamente lui, e lui soltanto, insegnava il vero tango.
    
    Per chiudere, ero stata verbalmente brutalizzata da un ventenne allampanato con dei boccoli da cherubino, che per tutta la durata della tanda mi aveva istruito su come controllare il mio baricentro.
    
    Fuori tuonava, ma al finire della terza sequenza avevo preferito sfidare gli elementi, piuttosto che la sorte. Mi ero dileguata giurando a me stessa “mai più”.
    
    Ebbene, l’unica cosa che in vita mia ho infranto più dei patti di monogamia e fedeltà coniugale sono i giuramenti con me stessa. Due anni dopo, rieccomi sulla pista da ballo, convinta chissà come da Anna, la mia amica del cuore, o forse semplicemente l’unica che non mi aveva ancora bloccata su Whatsapp.
    
    “Ridimmi cosa ci facciamo qui” le sussurrai a mezza bocca, mentre schivavo le improbabili miradas degli ottuagenari presenti, come fossero proiettili all’uranio.
    
    “Ci divertiamo, balliamo e rinsaldiamo la nostra amicizia” rispose Anna con un sorriso strafottente.
    
    “L’unica cosa da rinsaldare saranno i miei piedi, se quel rinoceronte ci monta sopra” dissi, indicando con un cenno del capo un uomo sui quaranta, dalla mole inimmaginabile, che tuttavia volteggiava sulla pista con cocciuta convinzione. Si trascinava appresso una ragazza di circa quaranta chili, dalle lunghe trecce rosse, che indossava una minigonna inguinale e calze di Gallo fino al ginocchio. Una specie di Pippi Calzelunghe ...
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