La figlia della mia amante
Data: 12/02/2018,
Categorie:
Tradimenti
Autore: AltaVelocita
Riassunto della puntata precedente.
Sono romano e non più giovane. Professionista affermato nel settore bancario mi sposto spesso in treno e da questa abitudine deriva il mio nickname. Ho una passione: mi piace scopare le donne degli altri. Adesso ho per le mani la bella moglie, di origini straniere, d’un omone, manesco e purtroppo per lui disoccupato. Ve l’ho presentata nella puntata precedente: il suo nome di fantasia è Antonia, per voi Tony. La mia amante ha anche una figlia che ne ha ereditata la bellezza oltre che la passione per lo sport. Il suo nome di fantasia è Arianna (quello vero è un po’ più esotico) ed è la protagonista di questa puntata.
E’ passata poco più di una settimana dalla mia visita a Tony (che vi ho raccontato nella puntata precedente), nella città di provincia dove vive, e non mi stupisce più di tanto ricevere una telefonata della figlia. Mi arriva mentre, in una Roma che non vuole saperne di entrare finalmente in autunno, mi sto godendo la serata nel mio attico. L’ampia terrazza s’affaccia proprio su una lunghissima scalinata (centotrenta gradini) che portano, faticosamente, verso uno dei punti più suggestivi dell’Urbe, un chilometro più su. Il telefono vibra (sono allergico alle suonerie) sul cristallo del tavolo davanti alla tripolina dove sono affondato. Raccolgo il cellulare e rispondo. La voce di Arianna, giovane e cristallina, mi solleva l’umore ammainato da una giornata piena d’impegni.
La prima cosa che fa è ringraziarmi del ...
... meraviglioso i-phone (dice lei) dal quale mi sta chiamando (la sua complicità aveva un prezzo, tutto sommato sopportabile). Poi prosegue un po’ più titubante. Le dedico un paio di carinerie e la sento rinfrancarsi. Dopo averci girato ancora un po’ intorno si decide e mi manda i messaggi essenziali (sono abituato a scartare la fuffa che mi dicono i miei clienti e a distillare l’essenzialità): uno, lei adesso vive a Roma e, due, vorrebbe parlarmi. La motivazione sembrerebbe essere la grande considerazione che la madre, cui lei è legatissima, ha di me. E questo, testuali parole, le infonde fiducia a confidarsi con me. Io dico solo un sì, riguardo all’appuntamento. Sarà domani alle sette di sera, qui da me.
Poso il cellulare sul cristallo e, mentre accarezzo la testa di Marengo, il mio labrador che mi sta accoccolato a fianco, soppeso le parole che ho appena ascoltato. Sarà la lunga esperienza di consulente sarà il buon whisky (Macallan) che sto bevendo ma mi faccio persuaso (direbbe Montalbano) che dietro c’è una questione di soldi. E’ se è così giocherò veramente in casa. Quando termina la sinfonia di Mahler che stavo ascoltando (la prima, quella delle danze morave che mi mandano ai pazzi) me ne vado a letto, sotto il baldacchino del settecento, lascito esplicito di mio zio cardinale. Non prima di aver controllato, però, la riservetta di Cialis che ho in bagno.
La giornata successiva trascorre in un battibaleno tra riunioni e telefonate d’affari. Torno a casa appena prima delle ...