1. La figlia della mia amante


    Data: 12/02/2018, Categorie: Tradimenti Autore: AltaVelocita

    ... sette di sera, giusto in tempo per salutare la domestica che se ne va dopo aver dato il pasto serale al mio labrador. Rifiuto la cena (ho avuto una lunga colazione di lavoro) e lasciando la giacca sul grande divano a penisola in salone, esco sul terrazzo. Dove mi aspetta Marengo che, quando mi affaccio, si mette a curiosare anche lui verso l’esterno, tra le volute delle composizioni floreali in ferro battuto (mi sono costate un occhio della testa) che fanno da balaustra al terrazzo. Guardando verso il basso mi accorgo che due persone stanno risalendo dalla base della scalinata. Rientro per prendere il binocolo da marina ed osservo con maggiore attenzione.
    
    Maddai ! E’ proprio Arianna, a fianco di un ragazzo, che le cinge la vita con un braccio. Li seguo col binocolo. Sono due begli esemplari umani da contemplare: alti ambedue, slanciata lei e solido (palestrato) lui, i bei volti che si guardano scambiandosi sorrisi a trentadue, bianchissimi, denti.
    
    Sono vestiti in modo standard (pantalone e giacchettino jeans, T-shirt bianca e sneaker ai piedi) ma lei ha, sulla spalla destra, anche un’ampia tracolla scura, di pelle blu. Li vedo percorrere lentamente tutti i gradini per fermarsi proprio davanti al mio portone. Trascorre qualche minuto, poi sento suonare al citofono.
    
    Vado ad aprire. E mi compare davanti una modella appena balzata fuori da una copertina di Vogue. Mora, gli stessi occhi verdi della madre, due zinnette puntute che premono sotto la maglietta, i fianchi ...
    ... promettenti costretti nei jeans che (me ne accorgo quando si volta per posare la tracolla in terra) gli entrano nelle chiappe, segandole impietosamente. Ma il particolare che mi fa ingrifare di più sono le scarpe: décolleté tacco dodici calzate sul piede nudo (come piace a me), cambiate sicuramente in ascensore all’insaputa del ragazzo, e, udite udite, una catenella da schiava alla caviglia sinistra. Proprio quella coi brillantini che ho regalato alla madre.
    
    Il ciao che emettiamo, garruli, è all’unisono. Poi dopo avermi guardato dall’alto in basso c’è lo scambio del bacio, quasi filiale. La invito ad entrare e la faccio accomodare sul divano. Sullo schermo gigante al plasma montato sulla parete di fronte stanno scorrendo le giravolta di John Travolta, in un vecchio film “Grease”, ma l’audio è spento (voglio ascoltare bene quello che ha da dirmi). Senza chiederle cosa gradisce le do in mano un lungo bicchiere con una buona dose di whisky. Lei lo accetta e, per darsi un tono, dà una bella sorsata. La lascio deglutire e poi faccio “Cin cin” facendo tintinnare il mio bicchiere sul suo. Lei risponde “cin cin” e fa una seconda sorsata. Il suo volto comincia a imporporarsi e la sua risata si fa più sonora e le mani, mentre parla, si agitano. Intanto mentre Arianna è impegnata a spiegarmi dove abita a Roma (dalle parti del quartiere Appio), Marengo, silenzioso come un Sioux, si è portato in mezzo a noi e si accoccola vicino a lei guardandola con interesse. Guarda e, ogni tanto, si ...