Giuly
Data: 27/02/2018,
Categorie:
Lesbo
Autore: laura m., Fonte: EroticiRacconti
... ragazza». Arrossì e poi con un filo di voce mi rispose:«Anche lei è una bella donna». Mi schernii, denunciando la mia maturità di quarantenne. «Non ho gambe belle come le tue..». «Ed io non ho un seno come il suo …». Credo di essere arrossita anch’io. «Beh, è un po’ più grosso del tuo, ma ciò non vuol dire che sia più bello». «A me piacerebbe averlo più grosso …». «Ma dai» le dissi e contemporaneamente le circondai la vita, in un gesto affettuoso, ma non proprio, la vita, appena più sotto, proprio all’inizio dei glutei. Ero così vicina a quelle rotondità che quasi inconsciamente me ne riempii il palmo della mano: una soda e nello stesso tempo tenera delizia. Mi guardò con stupore e insieme con accondiscendenza. Le sorrisi: «Sì, sei proprio ben fatta … posso guardarti meglio?». «Mah … non …». Senza aspettare la risposta, abbassai un po’ i suoi short e … mi si bloccò il respiro. Due emisferi bianchi, bellissimi, tenerissimi ma compatti, divisi dalla sottile striscia dello slip azzurro. La feci girare un poco: un ventre piatto, liscio, eburneo che finiva con un monte di Venere prominente e superbo. Evitai di guardare oltre e rimisi gli short al loro posto. «Sei veramente bella … chissà quanti corteggiatori … Hai il fidanzato?». «Sto con un ragazzo …». «E .. lui … ti ha vista come ti ho vista io?». «Sì, mi ha vista» e arrossì. «Scusami l’indiscrezione, ma alla mia età si diventa curiose, forse morbosamente curiose, scusami ancora». Cambiai discorso, parlando di scuola, dei ...
... futuri progetti di lei, di mille altre cose futili, fino a quando giunse l’ora di tornare. Mentre mi stavo rimettendo il maglione mi accorsi che lei mi guardava intensamente il petto. Le presi una mano e me la portai sul seno: «Ti piacerebbe averlo così?». «Sì …». Le toccai il suo, piccolo e sodo, con un capezzolino duro che quasi perforava la maglietta. «Non lamentarti del tuo, è bellissimo così». Poi le presi l’altra mano e me la portai sull’altro seno. «Ti piace toccarmelo?». Arrossì violentemente e farfugliò un “sì”. «Ora andiamo, però, è tardi». Lungo la strada del ritorno tornammo a parlare di nuovo di erbe e di fiori, ma io pensavo al tenero bocciolo che lei aveva tra le gambe e che avrei fatto di tutto per poterlo cogliere. Per tutta l’estate non ebbi sue notizie; la rividi solo ad inizio di scuola. Era ancora più bella e continuava a guardarmi con desiderio. Occorreva che io trovassi il modo di creare l’occasione per poterla incontrare da sola. Ma non fu necessario che mi spremessi molto le meningi, perché dopo appena una settimana di lezioni, Giuly si assentò. Nei primi due giorni di assenza non ci feci quasi caso, perché era normale che gli studenti pendolari ogni tanto si prendessero qualche giorno di vacanza per un motivo o per un altro. Al terzo giorno chiesi notizie ad una ragazza del suo paese che però frequentava l’altra classe. «E’ stata ricoverata in ospedale per coliche renali», mi rispose. Dovettero fare degli accertamenti, così Giuly tornò a scuola dopo due ...