Giuly
Data: 27/02/2018,
Categorie:
Lesbo
Autore: laura m., Fonte: EroticiRacconti
... Sulle Alpi?». In effetti il suo abbigliamento era molto diverso dal mio: scarpe di gomma, un paio di short di quelli sportivi, una maglietta, un berrettino e un maglioncino per eventuali abbassamenti di temperatura. Beh, ormai mi ero conciata in quel modo, non potevo cambiare indumenti. Così partimmo. La giornata era splendida, tiepida e odorosa. Attraversammo il paese e poi prendemmo per una strada di montagna, in mezzo ai castagni. L’odore umido del sottobosco, spandendosi nell’aria, penetrava nelle narici, nei polmoni, dandomi un senso di eccitazione: avrei voluto mettermi a correre, a cantare. Mi limitavo, invece, a guardare con attenzione le erbe ed i fiori spontanei chiedendone il nome locale a Giuly. Non sempre la ragazza sapeva rispondermi, ma cercava di contentarmi e, dato che ero interessata, cominciò anche lei a mostrarmi ora un fiore selvatico, ora un cespuglio particolare. I suoi diciassette anni la facevano saltellare sui sassi come una libellula; io la guardavo con la coda dell’occhio mentre camminava accanto a me e cinguettava lieta, forse perché una professoressa le dava tanta confidenza. La strada poi si biforcò: a sinistra continuava con lo stesso andamento, a destra invece prendeva l’aspetto di un sentiero poco praticato, che passava in mezzo al bosco. Lei decisamente prese il sentiero. «Conosci la strada? Sai dove porta?» chiesi un po’ preoccupata. Rise: «Non si preoccupi, conosco la strada perché qui nei paraggi la mia famiglia possiede un po’ di ...
... bosco dove veniamo speso a fare i picnic». Fece strada, anche perché il sentiero stretto non consentiva il passaggio di due persone contemporaneamente. Così ebbi modo di osservarla da dietro. La sua chioma riccia ondeggiava coprendole appena le spalle, la sua schiena era dritta e senza nessun segno che indicasse la presenza del reggiseno, i pantaloncini larghi facevano appena intravedere l’orlo di un piccolo slip, le gambe erano dritte e bianche con due cosce ben tornite. Mentre camminava osservavo il suo fondo schiena che se ne rimaneva immobile e sodo, malgrado gli sbalzi a cui l’andatura saltellante lo costringeva. Era veramente un bocciolo di ragazza, da cogliere con tutte le cure amorose del caso. Dopo circa dieci minuti rallentò il passo e mi disse: «Siamo quasi arrivate … Vedo che è un po’ sudata …». «Già, sono vestita troppo pesante, ma ora non posso alleggerirmi … Potevi darmi dei suggerimenti sul vestiario più appropriato, no?». Alzò le spalle e andò avanti. Arrivammo ad una specie di terrazzo che si apriva sulla valle sottostante, un panorama mozzafiato. Lei mi indicò i paesi e i borghi e le strade che stavano sotto di noi. Chiacchierando passarono una decina di minuti durante i quali mi si asciugò un po’ il sudore e così potei togliermi il maglione e rimanere con la sola camicetta. L’aria era appena tiepida, così mi misi al sole, seduta su un sasso. Giuly si mise accanto a me, in piedi. Guardai la sua silhouette e non potei fare a meno di dirle: «Sei una gran bella ...