L' ipermercato
Data: 27/02/2018,
Categorie:
Tradimenti
Autore: mark_sessi
... arbusti di gaggia.
Chiara aveva smesso di parlarmi dei rapporti che intratteneva con altri uomini. A volte, nella mescolanza dei nostri corpi, mi era capitato di sentirmi chiamare con un nome diverso dal mio. Probabilmente non era consapevole di pronunciarlo quel nome, anche se era sempre lo stesso, ma non era quello del marito.
Saltammo ogni preliminare e ci liberammo degli abiti. Ci ritrovammo nudi sdraiati sui sedili della automobile che avevo provveduto a ribaltare. Il corpo di Chiara era di una bellezza senza uguali, non mi era mai capitato di vederla bella e sensuale come quel giorno.
La pelle, il viso, le tette, racchiudevano qualcosa di speciale e di seducente che non mi riuscì d'attribuire all'ambiente in cui ci trovavamo e alla voglia che avevo di scoparla. Presi l'iniziativa come succedeva ogni volta che ci appartavamo. A dire il vero non ricordo una sola volta in cui Chiara manifestò, per prima, con un gesto o una semplice carezza, la voglia di stringermi a sé.
I seni sospesi al petto erano sodi e i capezzoli turgidi, affondai le labbra su di ognuno e li baciai in breve successione, poi cominciai a succhiarli come un lattante. Chiara mi accarezzò il capo intrufolandosi con le dita fra i capelli, stirandoli all'indietro. Le lambii la fica con la mano intingendo le dita nell'umore che sprigionava dalla piccola fessura.
- Ti piacciono le mie tette? - disse mentre le succhiavo.
- Da morire. - risposi distaccandomi dal capezzolo che tenevo ...
... stretto fra le labbra
- Sì, davvero?
- Certo... certo... ma lasciami tettare.
Succhiarle le tette mi eccitava, lei lo sapeva bene, e pareva divertirsi nel tastarmi il cazzo mentre lo facevo accrescendo in questo modo la mia eccitazione. La consistenza delle tette, piccole rispetto a quelle di Sabrina, era compatta e i capezzoli si mostravano turgidi e con la punta estesa. Fare l'amore in uno spazio risecato come quello di una autovettura era diventata una abitudine a cui c'eravamo assuefatti. Limitavamo i movimenti dei corpi assumendo pose poco consone a quelle del kamasutra, ma di pari difficoltà stante l'esiguo spazio dell'abitacolo della Fiat Punto di mia proprietà.
Supino, con le gambe distese, lasciai che Chiara si sistemasse col bacino sopra di me. Allargò le gambe attorno ai miei fianchi e poggiò le mani sopra le mie spalle. Chinandosi in avanti cominciò a strisciare il pube sul cazzo in piena erezione senza introdurlo nella fica.
Ansimava. Cazzo! Se ansimava! Era fradicia di sudore per i movimenti che compieva con il bacino e il resto del corpo. Quando infilò il cazzo nella fica, conducendolo con la mano, ne fui felice. Non desideravo altro che accompagnasse la cappella nel mezzo delle cosce per sentirmi appagato.
Armonizzai le movenze del bacino a quelle del suo corpo che muoveva in avanti ruotando nello stesso tempo il pube, sollevando il culo di continuo, distendendo e piegando le braccia che teneva attaccate con le mani all'infossatura delle mie ...