1. Quando si dice un sogno - 2


    Data: 04/03/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad

    ... trovare l’appiglio giusto o forse non volevo trovarlo, forse temevo che il discorso avrebbe potuto prendere chissà quale piega.
    
    Comunque, quando ci sedemmo a tavola, fu un vero spasso vederlo divorare estasiato la sua doppia razione di bucatini e schizzarsi di sugo dappertutto.
    
    Finalmente, mentre depositava la forchetta nel piatto vuoto:
    
    “Allora, - gli feci – mi spieghi cos’era tutta quella sceneggiata stamattina?”
    
    “Quale sceneggiata?”
    
    “Come, arrivi con l’uccello duro nelle mutande, tiri fuori la storia che hai fatto un sogno e tutto il resto, e non la chiami sceneggiata?”
    
    Alex fece spallucce.
    
    “Avevo voglia di fare sesso con te, - disse con un sorriso disarmante – cosa c’è di strano?”
    
    “Cos’è che avevi?...”, lo fissai incredulo e sbalordito.
    
    “Avevo voglia di fare sesso con te, - ripeté candidamente - e non sapevo come coinvolgerti.
    
    Così…”
    
    “Così, hai tirato fuori la storia del pompino… e magari hai lasciato socchiusa apposta la porta della camera.”
    
    “Beh, ha funzionato…”, ridacchiò
    
    “Ma perché?”
    
    “Non lo so, Franco. Ne avevo voglia, non ci ho dormito tutta la notte, ok?”
    
    Scossi la testa e mi alzai per sparecchiare, mettendo tutto nel lavandino. Stavo prendendo la spugnetta per cominciare a lavarli, quando lui mi venne alle spalle:
    
    “No, - mi disse – faccio io qui. Tu prepara qualcosa da bere e cerca un film. Appena finisco ti raggiungo.”
    
    Mi ero giusto accomodato sul divano in soggiorno con drink per me e uno pronto per lui, quando ...
    ... arrivò: aveva ancora il grembiule, ma si era pulito gli schizzi di sugo dalle braccia e dal petto. Mi si sedette accanto. Aveva un buon odore di bagnoschiuma e di sudore fresco.
    
    “Posso chiederti una cosa?”, mi fece dopo un po’.
    
    Mi voltai verso di lui con aria interrogativa.
    
    “Cosa… cosa si prova ad averlo in bocca?”
    
    “Ricominci?”, sbottai un po’ troppo seccato.
    
    “Scusa… scusa… non volevo offenderti.”
    
    La sua aria mortificata mi fece pena.
    
    “Perché me lo chiedi?”
    
    “Così, semplice curiosità”
    
    Sorrisi involontariamente.
    
    “Non so… - presi a dire – è una cosa strana.”
    
    “Ti ha fatto schifo?”
    
    “No, all’inizio, un po’… strano, ma non mi ha dato fastidio. È come quando bevi a canna e ti metti il collo della bottiglia in bocca… Sì, una cosa del genere. Solo che hai questo… Sì, la cappella. Che è grossa… e sai una cosa: è incredibile quanto è morbida e liscia, sembra di gommapiuma.”
    
    “Wow…”
    
    “E se la spremi con la lingua c’è come una goccia di sugo… che te la senti su tutta la lingua e pizzica un po’… non è male, davvero.”
    
    Mi volsi verso di lui: gli brillavano gli occhi e notai che il davanti del grembiule gli si era notevolmente sollevato. Del resto, pure io mi sentivo un po’ stretto nelle mutande. Ad un tratto, mi pose una mano sul braccio.
    
    “Senti, Franco, - mi disse esitante – ti va… ti va di farmi provare?”
    
    “Cosa?”
    
    “In bocca… cosa si prova ad averlo in bocca.”
    
    “No, dai, non ricominciare…”
    
    “Per favore…”, e con un movimento fluido, mi si ...